Le diverse forme del transfert secondo Stekel

Nel 1923, riferendosi alla serie di Scritti tecnici di Sigmund Freud degli anni 1911-14, Sándor Ferenczi e Otto Rank commentavano: “Freud stesso, come è noto, [è] sempre stato estremamente riservato in merito a tale questione, tant’è che egli, ad esempio, da circa dieci anni non pubblica alcun lavoro orientato alla tecnica. I suoi pochi saggi tecnici [raccolti nel 1918 in Sammlung kleiner Schriften zur Neurosenlehre, IV Folge] sono stati, anche per quegli analisti che non si sono sottoposti ad alcuna analisi didattica, le sole linee guida del loro operare terapeutico, benché tali lavori, certamente incompleti e ormai superati in alcuni punti per il progresso intercorso, persino secondo lo stesso Freud appaiano bisognosi di aggiornamenti”.I

Sono righe che fanno riflettere, se si tiene conto che, a quasi un secolo dalla loro stesura, paiono ancora stridere con la ricchezza di insegnamenti che, in realtà, gli Scritti tecnici di Freud hanno da offrire anche oggi. Anche a noi. Monito dunque a non interrompere mai lo studio e il ritorno al testo freudiano, l’osservazione di due dei grandi pionieri della psicoanalisi ci restituisce in realtà più una costante limitatezza del nostro sapere e saper fare (nella misura in cui inesaurito resta ciò che la parola di Freud ci consegna) che non degli Scritti tecnici in sé.

A dimostrarlo, i ricchi stralci che da essi già sono apparsi in questo blog, per la perizia di Davide Radice.

Ad essi aggiungo oggi un breve articolo di Wilhelm Stekel incentrato sul transfert. Autore forse poco noto ma molto prolifico, fu nel 1902 tra i 4 soci fondatori, se non addirittura l’ideatore, della Società Psicologica del mercoledì, poi Società Psicoanalitica di Vienna. Il suo rapporto con Freud, dalle complesse sfaccettature, si interruppe malamente alla fine del 1912, ossia lo stesso anno in cui era comparso, nel gennaio, il lavoro qui sotto proposto.

In diversi passaggi degli Scritti tecnici di Freud, Stekel pare stagliarsi come un interlocutore privilegiato. Ad esempio, il primo dei tre saggi freudiani del biennio 1911-1912, tratta di un argomento cardine della produzione di Stekel, l’interpretazione dei sogni. In esso Stekel non viene nominato, tuttavia lo scopo dello scritto è sottolineare la complessità del lavoro interpretativo onirico, cosa che non poteva non porsi in opposizione alla (relativa) meccanicità del sistema proposto da Stekel. Al punto che vi troviamo questa frase allusiva: “Un interprete di sogni dotato di particolare abilità può ad esempio riuscire a penetrare ogni sogno del paziente senza dover costringere quest’ultimo alla lunga e faticosa elaborazione di esso. Per un analista di questo genere vengono dunque a cadere tutti i conflitti tra le pretese dell’interpretazione dei sogni e quelle della terapia. Anzi, egli si sentirà tentato di utilizzare ogni volta pienamente l’interpretazione dei sogni, comunicando al paziente tutto ciò che da essi ha dedotto. Agendo così egli adotta tuttavia un metodo di trattamento che differisce in maniera non irrilevante dal procedimento corretto, come esporrò”.II In effetti Emil Arthur Gutheil, tra i principali allievi di Stekel, sottolinea come la tecnica di interpretazione dei sogni sviluppata da Stekel si basi molto poco sulle libere associazioni del paziente e assai di più sull’intuito e sull’esperienza dell’analista.III

Il secondo dei tre saggi di Freud, dedicato al transfert, si apre proprio con la citazione di Stekel e, di più, si qualifica come contrappunto a quello di poco precedente del collega: “L’argomento della traslazione, difficile da trattare esaurientemente, è stato recentemente affrontato in modo descrittivo […] da Wilhelm Stekel. Vorrei qui aggiungere alcune osservazioni che consentano di comprendere in che modo la traslazione si instauri”.IV

Tralasciando gli ulteriori cenni ed allusioni a Stekel rintracciabili nei successivi Scritti tecnici di Freud, propongo la traduzione in italiano dell’articolo di Stekel a cui Freud si riferisce nelle righe appena citate. In esso resta certo evidente lo stile divulgativo, non tecnico, tipico della sconfinata produzione giornalistica dell’autore. Ma vi si possono comunque cogliere interessanti spunti. Ad esempio nella conclusione, che ribadisce l’importanza di mettere in comune le personali esperienze di analisi con i colleghi per favorire la crescita delle conoscenze e delle competenze.

Le differenti forme di transfert1

Dr Wilhelm Stekel

La conoscenza delle differenti forme di transfert è, per lo psicoanalista, la condizione fondamentale di un lavoro coronato dal successo. Senza precisa conoscenza del transfert, l’analisi si incaglia in un punto morto e non progredisce. Proprio per l’esordiente è della massima importanza conoscere esattamente il transfert nelle sue differenti variazioni, per poterlo affrontare efficacemente. Sono consapevole del fatto che con questa esposizione andrò a dire alla maggior parte dei colleghi cose vecchie e note. Ma è dovere di quei medici che già da tempo si occupano di psicoanalisi esporre a un forum pubblico le proprie esperienze in merito a specifici punti della tecnica e metterli in discussione.

Il “transfert” è una tra le più importanti scoperte di Freud. Sta a significare il fatto, singolare e non ancora esplorato nelle sue radici psicologiche, che il malato trattato psicoanaliticamente proietta sul medico la totalità dei suoi affetti.2 Si tratta principalmente dell’affetto d’amore, sicché qualche psicoterapeuta crede erroneamente che il transfert sia identico alla situazione3 in cui il paziente si “innamora” del proprio medico. Soltanto che nel corso dell’analisi ci accorgiamo che il malato prova anche odio per il proprio medico, lo invidia e lo considera un rivale, lo disprezza e lo ingiuria, così come lo sopravvaluta e lo elogia esageratamente.

La questione se il transfert sia creato dalla psicoanalisi, deve decisamente ricevere risposta negativa. Una calzante espressione di Freud afferma: la psicoanalisi non crea il transfert, solamente lo svela.4 Dobbiamo supporre che analoghe manifestazioni del transfert d’affetto e del legame con altri uomini appartengano ai fenomeni quotidiani della vita che soli ci rendono comprensibile la vita, idea che ho cercato di mostrare nel mio lavoro “Il linguaggio dei sogni”.

Abbiamo tutta una quantità di affetti liberamente fluttuanti, che sono sempre alla ricerca di un oggetto cui possano legarsi. Nel nevrotico, molti di questi affetti sono legati, cosa che può simulare un’apparente incapacità di [avere] una certa affettività. Egli non può amare od odiare, ecc. Nella psicoanalisi, questi vecchi ancoraggi vengono sciolti e una quantità di affetti diviene ora disponibile per il malato. Su chi mai dovrà spostarli, nel momento in cui è in trattamento? Deve5 di necessità proiettarli su quell’oggetto che viene a trovarsi in primo piano nel suo campo di coscienza. Va da sé che questo oggetto, durante il trattamento, è il medico. La preoccupazione per la propria salute è sempre il più importante interesse degli esseri umani. Nel medico il paziente ama e odia se stesso perché sempre si identifica con il medico oppure da esso si differenzia.

Dopo queste osservazioni preliminari, vogliamo studiare un poco come si manifesta il transfert nella prassi della psicoanalisi. Supponiamo il semplice caso di avere preso in cura una signora con isteria d’angoscia, la quale abbia espresso seri dubbi sul successo della cura e che si è sottoposta a essa solo “per amore di suo marito e perché non vuole lasciar intentato l’ultimo rimedio” (poiché non vuole farsi alcun rimprovero). Ella giunge alla cura con evidenti resistenze. Compare con un quarto d’ora di ritardo, cosa che sempre è un grave presagio per il futuro, si burla delle diverse domande del medico. Le si chiede di comunicare le sue idee. Non le viene in mente alcunché. Infine rompe gli indugi e si degna di raccontare un paio di frammenti della propria storia clinica. Sarebbe tutto ciò che ha da raccontare. Così va per un paio di giorni e quasi ci si dispera della possibilità di una psicoanalisi. Eccola un giorno arrivare un quarto d’ora prima spiegando che si trova notevolmente sollevata già dopo le poche sedute. Tutto ad un tratto ha una moltitudine di idee, ha svariate cose da riferire, sicché l’ora diviene troppo breve. La cosa continua così per alcuni giorni e, quando si è richiamata la sua attenzione sul transfert in maniera non tempestiva, improvvisamente questa signora non viene più, senza motivazione o con una qualsiasi risibile. Ma cosa è successo? La malata si è innamorata del suo medico e prende la fuga nello sforzo inconscio di non esporre la propria virtù ad alcun pericolo, al più importante motivo conduttore della maggior parte dei nevrotici. Il medico avrebbe dovuto richiamare per tempo l’attenzione della paziente sul fatto che si sia verificato uno spostamento dell’affetto. Avrebbe dovuto spiegare, quando ella gli si era fatta incontro “cambiata”, che ciò stava avvenendo perché lei si era innamorata.6 Che ella era sul punto di innamorarsi di lui. Che tale amore costituisce un fenomeno regolare nella psicoanalisi e che in realtà sarebbe un amore fittizio. [Che] il medico ha assunto il ruolo di una persona amata per via di identificazione. [Che] quel certo giorno ella ha compiuto un’identificazione con il proprio padre o con un’altra persona, su questa o quella base. [Che] in realtà noi amiamo totalmente solo una volta e [che] ogni amore successivo è un amore sostitutivo. [Che] anche il medico deve, nella psicoanalisi, sostituire gli oggetti amati dell’infanzia, cosa che, anzi, gli rende possibile il successo. Poiché si fa davvero di tutto solo per amore o per odio (dispetto!).

Con questo chiarimento la malata si tranquillizza. Sente che “tutto è solo un gioco” e non ha motivo di temere per la propria virtù, poiché certo il medico respinge costantemente (in maniera più o meno energica!)7 il suo segreto corteggiamento e lo lascia latente nel transfert solo quel tanto che serve per conseguire un successo. Una volta che la malata sia sicura anche della propria persona, metterà a nudo financo volentieri, strato dopo strato, le forme della sua anima.8 Soltanto, deve sapere due cose: che il medico non la disprezza e che non la ama.

L’altro caso è ancor più frequente. Una signora giunge in trattamento con piacere. Ha così tanto da raccontare che il tempo non basta. Così prosegue per alcuni giorni. Un giorno ammutolisce. Non ha più altro da dire. Ha raccontato “tutto”. Ha terminato. Lo psicoanalista esperto deve qui immediatamente rendersi conto che il transfert sta impedendo l’ulteriore corso della cura. Deve sciogliere il transfert. Per lo più sarà un sogno a fornirgli il materiale necessario. Spesso le malate tacciono questi sogni perché se ne vergognano se questi ultimi trattano in maniera non velata di relazioni erotiche tra medico e paziente. Anche libere associazioni svelano il transfert rivelando così la fonte della resistenza.

Non diversamente vanno le cose con gli uomini. La mai mancante componente omosessuale rende possibili le stesse proiezioni e identificazioni delle donne.

Senza la conoscenza del transfert, del suo scioglimento e della sua riconduzione all’oggetto d’amore primario è impossibile ogni ulteriore trattamento. Ho offerto solo rapidi spunti sui tipi abituali di transfert perché oggi intendo ancora trattare le forme più rare e meno note ai colleghi.

La più importante forma di transfert, oltre a quella, già discussa, sul medico, è il transfert sulla famiglia del medico.9 Questa forma procede di per sé per lo più sul versante negativo. In sogni e fantasie, la coniuge del medico è oggetto di numerose ingiurie e svalutazioni: non comprende il medico, è meschina, brutta, litigiosa; egli dovrebbe avere tutt’altra moglie. I sogni mostrano la moglie in situazioni incresciose. L’intera famiglia diviene oggetto di ingiurie. Si tratta qui anche di una vendetta del malato, che vive come penose le intromissioni nei segreti della propria casa e procede secondo il principio della ritorsione. (Se tu batti il mio ebreo allora io batto il tuo).10 La figlia e il figlio vengono insultati e stanno al centro di fantasie di umiliazione. Ma si dà anche l’opposto. L’intera famiglia diventa l’oggetto di grande venerazione. Conosciamo questa forma di transfert dalla vita pratica. Spesso si sposa una donna per amore della madre, del padre o della famiglia.11

L’ulteriore sottospecie di questo transfert è il transfert su un altro membro della casa. La cameriera, la cuoca, la bambinaia, il domestico del medico divengono oggetti di transfert. Questa forma mostra ben chiaramente quella tendenza della vendetta per l’amore rifiutato, tendenza sulla quale avremo ancora da dire. Così spiriti sgradevoli, defilati, servizievoli divengono improvvisamente oggetto di entusiastica, fervida adorazione. Addirittura mi è capitato una volta che un paziente sia fuggito con una Dulcinea molto più grande di lui perché io non avevo assolutamente pensato a questa possibile tendenza.

Anche transfert su altri membri della casa, ad esempio sul mio cane, non capitano affatto di rado e consentono lo sfogo di tenerezze che in realtà sono dirette alla volta del medico.12

La forma più singolare di transfert è il transfert sull’appartamento. Quando una volta dovetti cambiare casa13 mi colpì quanto avversi a ciò fossero tutti i pazienti. Una donna, addirittura, non volle più venire da me perché non sarebbe [stato] più così accogliente14 come nella mia “cara vecchia rossa” stanza. Gli affetti del nevrotico, che nel suo sconfinato bisogno di amore non manca di scegliere anche oggetti innocui (cane, appartamento, quadri, natura, ecc.), si attaccano a tutto ciò che circonda il medico.

Durante il trattamento, proprio il bisogno d’amore del malato viene enormemente accresciuto. I vecchi affetti salgono alla superficie della coscienza e scrutano avidi di oggetti. Una nuova primavera matrimoniale sboccia per chi è sposato. Le donne si recano dal medico per ringraziarlo: il loro marito non era così tenero ormai da molti anni. Ma la faccenda ha anche i suoi lati sgradevoli. Se questo processo15 viene agevolato da un modello infantile, anche a casa del malato ha luogo il transfert su altri membri della casa. In alcune occasioni ho scoperto nei malati, quale fonte di resistenza, un amore veramente appassionato per una domestica, in un caso giusto in tempo per impedire una grossa stupidaggine. Questa forma di transfert sembra essere propensione specialmente dei nevrotici coatti. La conoscenza di questo tipo di transfert sui membri della propria casa è straordinariamente importante per lo psicoanalista. Alcune inspiegabili impasse nella cura, alcune improvvise interruzioni del trattamento riconducono a un tale transfert all’interno della propria cerchia.

Il malato sente l’attrazione non corrisposta verso il medico e la dipendenza da lui come un vincolo scomodo e si sforza di liberarsene. In questo sforzarsi giunge alle conseguenze più curiose. Dall’amore disdegnato egli si getta su un altro oggetto, casualmente più premuroso. Così, la persona in trattamento si innamora improvvisamente di una fanciulla qualsiasi, che fino ad allora non aveva considerato e, più di quanto il malato non possa immaginare, alcune psicoanalisi avviate sono divenute causa di un matrimonio. Nell’ultimo anno due pazienti con isteria d’angoscia si sono innamorati durante il trattamento, hanno insistito per un rapido matrimonio e hanno interrotto prematuramente il trattamento, essendosi guadagnati con il risultato al momento raggiunto tanta libertà quanta era per loro assolutamente necessaria per vivere.

E questi sarebbero solo alcuni minimi esempi. Sono convinto che ci sono ancora molte altre forme di transfert che ancora non conosciamo e che per questo non possiamo affrontare tempestivamente. Proprio in questo capitolo è necessario raccogliere esperienze e sfruttarle a vantaggio della tecnica della psicoanalisi. Perché innumerevoli sono gli ostacoli che si devono scansare durante una cura. E la maggior parte degli insuccessi non provano alcunché contro il metodo, al massimo rivelano l’inesperienza dei giovani e il fatto che la tecnica della psicoanalisi è una scienza in divenire.16

Revisione di Davide Radice

Note

1 Titolo originale: Die verschiedene Formen der Übertragung, in Zentralblatt für Psychoanalyse, 2(1) (1911), pp. 27-30.

2 Stekel prende dunque in considerazione fin da subito anche il transfert negativo, come chiarito dalle righe seguenti.

3 Vorgang. Significa anche “processo”, ma ho qui preferito la rendere con “situazione”. Come infatti diverrà chiaro nel prosieguo dell’articolo, Stekel non afferma che il processo in sé dell’innamoramento sia sostanzialmente differente da quello che genera il transfert ma, più nello specifico, che la declinazione di tale processo nel trattamento analitico dà luogo a una situazione differente, in quanto connotata dal riversarsi di una moltitudine di affetti che generalmente non vengono sollecitati da un “normale” innamoramento. Più avanti lo stesso termine mi è parso impiegato da Stekel nel senso di “processo” e in tal modo l’ho reso.

4 Il riferimento è certamente all’affermazione contenuta in Frammento di un’analisi di isteria (Caso clinico di Dora): “La cura psicoanalitica non crea la traslazione, essa la scopre solamente…” (Cfr. S. Freud, Bruchstück einer Hysterie-Analyse (1905), trad. it. id.Frammento di un’analisi di isteria (Caso clinico di Dora), in Opere di Sigmund Freud, vol. IV, Boringhieri, Torino 1970, p. 398).

5 Con “dovrà”, nel periodo precedente, ho reso “soll”. Qui invece Stekel impiega “muss”, dunque connota in maniera più forte, indica una decisione che non lascia alternative. Per questo ho aggiunto “di necessità”.

6 Dass sie ihm das zu Liebe tue, letteralmente “che glielo faceva per amore”. Ho preferito una parafrasi.

7 Questo accenno all’energico (energisch, con tanto di punto esclamativo) respingere il transfert apre il discorso, volente o nolente, sul tema del controtransfert. In tal senso esso è perfettamente in linea con l’atteggiamento, controtransferale appunto, tenuto dallo stesso Freud proprio in quell’anno, il 1912, in almeno un’importante analisi: quella di Elfriede Hirschfeld, nella quale si svolge e si sviluppa un articolato intreccio di transfert e controtransfert. Scrive infatti a Jung il 10 gennaio 1912: “Ciò che la poveretta cerca in particolare è un flirt intellettuale, che le permetta di dimenticare per un momento la realtà della sua malattia. Io sono solito ammonirla duramente a questo riguardo” (Lettera di S. Freud a C. G. Jung del 10 gennaio 1912). Più in generale, già dal 1910 Freud sta portando l’attenzione sull’importanza terapeutica di porsi come “oggetto freddo” nei confronti del paziente. Il tema è decisamente ampio. Rimando per una sua discussione a D. Radice, Transfert e controtransfert, in aut-aut 379 (2018), pp. 175-187 e al mio scritto A un passo d’arte. In Freud S., Jensen W., “Non è vana curiosità”. Carteggio Freud-Jensen (1907), Youcanprint, in corso di stampa (in particolare le pp. 96 e sgg.).

8 Da apprezzare le scelte di Stekel nel dar forma a questa frase. Descrivendo con un’immagine dalle connotazioni sessuali ciò che avviene in analisi attraverso la parala, coglie e veicola l’uso terapeutico e “sublimato” del transfert.

9 Il riferimento nel 1912 a questo tipo di transfert va considerato in tutta la sua dimensione di concretezza, poiché non era raro che i pazienti conoscessero realmente il nucleo famigliare dell’analista. Non faceva certo eccezione Freud i cui pazienti potevano occasionalmente incrociare sulle scale dello stabile di Via Berggasse 19 i membri della famiglia Freud. Non solo: capitava anche che Freud stesso parlasse di loro ai famigliari come di persone a loro ben note. Così succedeva proprio per la sopra ricordata Helfriede Hirschfeld, di cui Freud aveva scritto alla famiglia da Southampton, già a bordo della nave George Washington, in procinto di salpare per gli Stati Uniti in occasione del 20° anniversario di fondazione della Clark University: “Ad accogliermi [in cabina] c’era… una cassa che conteneva un mazzo di stupende orchidee da Bad Nassau (Sig.ra Hirschfeld)” (Freud, lettera del 22 agosto 1909 alla famiglia in S. Freud, Unser Herz zeigt nach dem Süden. Reisebriefe 1895-1923 (2002), trad. it., id., Il nostro cuore volge al sud. Lettere di viaggio. Soprattutto dall’Italia (1895-1923), Bompiani, Milano 2003, p. 291).

10 Si tratta di una citazione da Datterich la commedia più nota dello scrittore tedesco Ernst Elia Niebergall (1815-1843). La battuta si trova al Quadro 6, Scena 1.

11 Commento “profetico”: solo due anni più tardi, Ernest Jones corteggerà inutilmente la figlia di Freud, Anna durante un viaggio di questa in Inghilterra. Dal canto suo Freud metterà ben in guardia Anna dalle intenzioni del collega, cui scriverà il 22 luglio lascando ben intendere di deporre ogni speranza in proposito. Si vedano a riguardo: P. Gay, Freud. A life for our time (1988), trad. it. id., Freud. Una vita per i nostri tempi, Bompiani, Milano 1988, pp. 392-393; E. Young-Bruehl, Anna Freud. A biography (1988), trad. it. id., Anna Freud. Una biografia, Bompiani, Milano 1993, pp. 55-56; S. Freud, E. Jones, The complete correspondence of Sigmund Freud and Ernest Jones (1993), trad. it. id., Corrispondenza con Ernest Jones, 2 voll., vol. I, Bollati Boringhieri, Torino 2001, p. 382.

12 Scrivendo la propria autobiografia durante gli ultimi anni di vita, Stekel racconterà del suo rapporto con i cani. In particolare un passaggio si lega strettamente a quanto qui riferito: “Silberer, uomo altamente dotato e uno tra i miei più convinti seguaci…, era sempre solito portare qualche bocconcino per il mio cane, e questi era ben contento di vederlo arrivare. Altri portavano zollette di zucchero. Quando una paziente mostrava per il mio cane simili piccole attenzioni, sapevo che il transfert si era creato e che il cane rappresentava me, il terapeuta” (W. Stekel, The Autobiography of Wilhelm Stekel, (1950), trad. it. M. M. Lualdi, Passando da Stekel. Edizione critica dell’Autobiografia di Wilhelm Stekel, Youcanprint, Tricase, 2015, p. 144). Italo Svevo raccontava di avere conosciuto nel 1911 (dunque sostanzialmente al tempo cui risale il presente articolo) Stekel e un suo cane perfettamente in grado di pronunciare le parole “mamma” e “papà” (ivi, p. 494 n. 706).

13 Stekel fece diversi traslochi nella sua vita, spostandosi da un distretto di Vienna all’altro. Probabilmente qui il riferimento è al trasloco del 1909, da Pfarrgasse 5 a Gonzagagasse 21 (ivi, p. 171 n. 231 e p. 228 n. 330).

14 Gemütlich. Potrebbe anche tradursi con “caldo”, con allusione alle determinanti transferali in gioco nella terapia e, qui letteralmente, nella stanza d’analisi.

15 Di nuovo il termine Vorgang, ma questa volta, così mi pare, con il valore di processo che pone in essere una situazione che non di situazione in sé.

16 In maniera tutto sommato non molto dissimile si esprimeranno, poco più di dieci anni più tardi, Ferenczi e Rank nel loro lavoro a quattro mani, Traiettorie di sviluppo della psicoanalisi: “Le prime comunicazioni di Breuer e Freud, i quali ancora agivano solamente sulla base di pochi e semplici concetti, riferivano di brillanti guarigioni, raggiunte a volte in pochi giorni o settimane. Ciascuno di noi sperimenta un analogo successo all’inizio della propria carriera psicoanalitica… [Questi successi] non hanno dimostrato quasi nulla a favore o contro il metodo utilizzato, per via della mancanza di conoscenza dei processi in questione. … la psicoanalisi… non ha mai sopravvalutato i propri successi terapeutici, oggi chiaramente indiscussi, quali prove della correttezza della teoria. Se, con il crescere delle nostre conoscenze in genere e dell’esperienza di ciascuno, le relazioni su simili guarigioni miracolose sono divenute sempre più rare, mentre le analisi stesse sempre più lunghe, ci auguriamo che un tale fatto sia utilizzato contro la dottrina psicoanalitica tanto poco quanto [potevano esserlo] i rapidi successi degli esordi in sé. La lunga durata del processo curativo non può mai essere presa ad argomento contro la correttezza di un metodo, poiché solo a posteriori si può dimostrare che questo prolungamento era un necessario e inevitabile percorso per il raggiungimento di un migliore risultato, di una terapia agente sulle cause [e non sintomatica]” (S. Ferenczi, O. Rank, Traiettorie di sviluppo della psicoanalisi, op. cit., pp. 98-99).

 

Chimera (Abbazia di San Pietro al Monte)
Chimera (Abbazia di San Pietro al Monte)

Die verschiedenen Formen der Übertragung

Von Dr. Wilhelm Stekel

[27] Die Kenntnis der verschiedenen Formen der Übertragung ist für den Psychoanalytiker die Grundbedingung einer erfolgreichen Arbeit. Ohne genaue Kenntnis der Übertragung bleibt die Analyse an einem toten Punkt stecken und kommt nicht weiter. Es ist gerade für den Anfänger von der grössten Wichtigkeit, die Übertragung in ihren verschiedenen Variationen genau zu kennen, um ihr wirksam begegnen zu können. Ich bin mir dessen bewusst, dass ich mit diesen Ausführungen den meisten Kollegen Altes und Bekanntes sagen werde. Aber es ist die Pflicht derjenigen Ärzte, die sich schon lange mit der Psychoanalyse beschäftigen, ihre Erfahrungen über einzelne Punkte der Technik einem öffentlichen Forum vorzulegen und zur Diskussion zu stellen.

Die „Ü b e r t r a g u n g“ ist eine der wichtigsten Entdeckungen F r e u d’s. Sie bedeutet die merkwürdige, in ihren psychologischen Wurzeln noch nicht erforschte Tatsache, dass der psychoanalytisch behandelte Kranke seine sämtlichen Affekte auf den Arzt projiziert. Hauptsächlich ist es der Affekt der Liebe, so dass manche Psychotherapeuten irrtümlicherweise glauben, die Übertragung sei identisch mit dem Vorgang dass sich der Patient in seinen Arzt „verliebt“. Allein wir merken im Verlaufe einer Psychoanalyse, dass der Kranke seinen Arzt auch hasst dass er ihn beneidet und als Rivalen betrachtet, dass er ihn verachtet schmäht, ebenso wie er ihn überschätzt und überschwenglich preist.

Die Frage, ob die Übertragung durch die Psychoanalyse geschaffen wird, is entschieden zu verneinen. Ein treffendes Wort von F r e u d lautet: Die Psychoanalyse schafft nicht die Übertragung, sie deckt sie nur auf. Wir müssen annehmen, dass ähnliche Erscheinungen der Affektübertragung und Bindung auf andere Menschen zu den alltäglichen Erscheinungen des Lebens gehören, die uns das Leben erst verständlich machen, ein Gedanke, den ich in meinem Werke „Die Sprache des Traumes“ zu beweisen versucht habe.

Wir haben alle eine Menge frei flottierender Affekte die immer auf der Suche nach einem Objekte sind, an das sie sich binden können. [28] Beim Neurotiker sind viele dieser Affekte gebunden, was eine scheinbare Unfähigkeit zu einer gewissen Affektivität vortäuschen kann. Er kann nicht lieben oder nicht hassen usw. In der Psychoanalyse werden nun diese alten Verankerungen gelöst und eine Menge von Affekten wird nun für den Kranken disponibel. Auf wen soll er sie verschieben, wenn er behandelt wird? Er muss sie auf jenes Objekt projizieren, das im Vordergrunde seines Bewusstseinsfeldes zu finden ist. Dies Objekt ist während der Behandlung selbstverständlich der Arzt. Die Sorge um die eigene Gesundheit ist immer das wichtigste Interesse der Menschen. In dem Arzte liebt und hasst der Patient sich selber, weil er sich immer mit dem Arzte i d e n t i f i z i e r t oder sich von ihm d i f f e r e n z i e r t.

Wir wollen nach diesen einleitenden Bemerkungen einmal studieren, wie sich die Übertragung in der Praxis der Psychoanalyse äussert. Nehmen wir den einfachen Fall an, wir hätten eine Dame mit Angsthysterie in Behandlung genommen, die bedenkliche Zweifel an den Erfolg der Kur geäussert hat, und nur „ihrem Mann zu Liebe und weil sie das letzte Mittel nicht unversucht lassen will“ (weil sie sich dann keine Vorwürfe machen will), sich der Behandlung unterzogen hat. Sie kommt mit offenbaren Widerständen in die Kur. Sie erscheint eine Viertelstunde zu spät, was immer ein bedenkliches Zeichen für die Zukunft ist, sie macht sich über die verschiedenen Fragen des Arztes lustig. Man bittet sie, ihre Einfälle mitzuteilen. Es fällt ihr nichts ein. Schliesslich lässt sie sich herbei, ein paar Brocken ihrer Krankengeschichte zum Besten zu geben. Das wäre Alles, was sie zu berichten habe. So geht es ein paar Tage und man verzweifelt fast an der Möglichkeit einer Psychoanalyse. Da kommt sie eines Tages um eine Viertelstunde früher und erklärt, dass sie sich schon durch die wenigen Besprechungen auffallend erleichtert findet. Mit einem Male hat sie eine Menge Einfälle, weiss verschiedenes zu berichten, so dass die Stunde zu kurz wird. Das geht so einige Tage fort und plötzlich bleibt diese Dame ohne Motivierung oder mit irgend einer lächerlichen Motivierung weg, wenn man sie nicht rechtzeitig auf die Übertragung aufmerksam gemacht hat. Was ist da vorgefallen? Die Kranke hat sich in ihren Arzt verliebt und in dem unbewussten Bestreben, ihre Tugend keinen Gefahren auszusetzen, dem wichtigsten Leitmotiv der meisten Neurotiker, ergreift sie die Flucht. Der Arzt hätte sie rechtzeitig aufmerksam machen müssen, dass eine Affektverschiebung zustande gekommen ist. Er hätte ihr, als sie ihm das erstemal „verändert“ entgegentrat, ausführen müssen, dass sie ihm das zu Liebe tue. Dass sie im Begriffe sei, sich in ihn zu verlieben. Dass diese Liebe eine gesetzmässige Erscheinung in der Psychoanalyse darstelle und eigentlich eine Scheinliebe wäre. Der Arzt habe die Rolle einer geliebten Person auf dem Wege der Identifizierung übernommen. An dem bewussten Tage habe sie die Identifizierung mit ihrem Vater oder einer anderen Person vollzogen, aus diesem oder jenem Grunde. Wir liebten ja alle eigentlich nur einmal und jede folgende Liebe sei eine Ersatzliebe. Auch der Arzt müsse in der Psychoanalyse die geliebten Objekte der Jugend ersetzen, was ihm ja den Erfolg möglich mache. Denn man tue eigentlich Alles nur aus Liebe oder aus Hass (Trotz!).

Durch diese Aufklärung wird die Kranke beruhigt. Sie fühlt, dass „alles nur ein Spiel ist“ und braucht für ihre Tugend nicht zu bangen, da ja der Arzt ihr stilles Liebeswerben konstant (mehr oder weniger [29] energhisch!) zurückweist und nur so viel von der Übertragung latent lässt, als er benötigt, um einen Erfolg zu erzielen. Ist die Kranke einmal ihrer selbst sicher, dann lässt sie auch gerne Hülle um Hülle von ihrem inneren Seelenbilde fallen. Sie muss nur zweierlei wissen: Dass der Arzt sie nicht verachtet und dass er sie nicht liebt.

Der andere Fall ist noch viel häufiger. Eine Dame kommt mit Freuden zur Behandlung. Sie hat so Vieles zu erzählen, dass die Zeit nicht ausreicht. Das geht einige Tage so fort. Eines Tages verstummt sie. Sie hat nichts mehr zu sagen. Sie hat „Alles“ erzählt. Sie ist fertig. Der erfahrene Psychoanalytiker muss da sofort merken, dass die Übertragung den weiteren Verlauf der Kur verhindert. Er muss die Übertragung auflösen. Meist wird ihm ein Traum das nötige Material bringen. Oft verschweigen die Kranken diese Träume, weil sie sich derselben schämen, wenn sie unverhüllt erotische Beziehungen zwischen Arzt und Patienten behandeln. Auch freie Assoziationen decken die Übertragung auf und verraten so die Quelle des Widerstandes.

Mit Männern geht es nicht anders. Die nie fehlende homosexuelle Komponente ermöglicht dieselben erotischen Projektionen und Identifizierungen wie beim Weibe.

Ohne die Kenntnis der Übertragung und deren Auflösung und Zurückführung auf das primäre Liebesobjekt ist jede weitere Behandlung unmöglich. Ich habe nur einige kurze Andeutungen über die Arten der gewöhnlichen Übertragung gegeben, weil ich mich heute noch mit den selteneren und den Kollegen weniger bekannten Formen befassen will.

Die wichtigste Form der Übertragung ausser der schon besprochenen auf den Arzt ist die Übertragung auf die Familie des Arztes. Diese Form geht meistens in negativer Form vor sich. Die Gattin des Arztes ist Gegenstand zahlreicher Schmähungen und Herabsetzungen in Träumen und Phantasien. Sie verstehe den Arzt nicht, sie sei kleinlich, hässlich, zänkisch, er müsste eine ganz andere Frau haben. Die Träume zeigen die Frau an verfänglichen Situationen. Die ganze Familie wird Gegenstand der Schmähungen. Es ist dies auch eine Rache des Kranken, der die Eingriffe in die Geheimnisse seines Hauses peinlich empfindet und nach dem Prinzip der Retourkutsche verfährt. (Haust du meinen Juden, so hau ich deinen.) Die Tochter und der Sohn werden beschimpft und in den Mittelpunkt erniedrigender Phantasien gestellt. Aber auch das Gegenteil findet statt. Die ganze Familie wird der Gegenstand grosser Verehrung. Wir kennen diese Form der Übertragung aus dem praktischen Leben. Man heiratet oft eine Frau der Mutter, dem Vater oder der Familie zu Liebe.

Die weitere Abart dieser Übertragung ist die Übertragung auf einen anderen Hausgenossen. Das Stubenmädchen, die Köchin, die Bonne, der Diener des Arztes werden Gegenstand der Übertragung. Diese Form zeigt schon deutlich jene Tendenz der Rache aus verschmähter Liebe, über die wir noch zu reden haben werden. So werden hässliche unscheinbare dienstbare Geister plötzlich das Objekt schwärmerischer inbrünstiger Verehrung. Ja es ist mir einmal vorgekommen, dass ein Patient mit einer Dulcinea in reiferen Jahren durchgegangen ist, weil ich an diese Möglichkeit der Neigung gar nicht gedacht habe.

Auch Übertragungen auf andere Hausgenossen, z. B. auf meinen Hund, kommen nicht gar so selten vor und gestatten ein Ausleben von Zärtlichkeiten, die eigentlich an die Adresse des Arztes gerichtet sind.

[30] Die merkwürdigste Form der Übertragung ist die Übertragung auf die Wohnung. Als ich einmal meine Wohnung wechseln musste, fiel es mir auf, wie unglücklich alle Patienten darüber waren. Ja eine Dame wollte nicht mehr zu mir kommen, weil es nicht mehr so gemütlich wäre, als in meinem „lieben alten roten“ Zimmer. An alles, was den Arzt umgibt, hängen sich die Affekte des Neurotikers, der in seinem grenzenlosen Bedürfnis nach Liebe auch darauf bedacht ist, sich ungefährliche Objekte zu wählen (Hund, Wohnung, Bilder, Natur usw.).

Während der Behandlung ist eben das Liebesbedürfnis des Kranken enorm gesteigert. Die alten Affekte steigen an die Oberfläche des Bewusstseins und spähen gierig nach Objekten aus. Verheirateten erblüht ein neuer Ehefrühling. Frauen kommen zum Arzt, um sich zu bedanken. So zärtlich sei ihr Mann schon seit vielen Jahren nicht gewesen. Aber die Sache hat auch ihre unangenehmen Seiten. Auch im Hause des Kranken findet die Übertragung auf andere Hausgenossen statt, wenn dieser Vorgang durch ein infantiles Vorbild erleichtert wird. Einige Male entdeckte ich bei Kranken als Quelle des Widerstandes eine geradezu leidenschaftliche Liebe zu einem Dienstmädchen, in einem Falle gerade rechtzeitig, um eine grosse Dummheit zu verhüten. Besonders bei Zwangsneurotikern scheint diese Form der Übertragung beliebt zu sein. Die Kenntnis dieser Art von Übertragung auf den eigenen Hausgenossen ist für den Psychoanalytiker ausserordentlich wichtig. Manche unerklärliche Stückung in der Kur, mancher plötzliche Abbruch der Behandlung geht auf eine solche Übertragung im eigenen Kreise zurück.

Der Kranke empfindet die unerwiderte Neigung zum Arzte und die Abhängigkeit vom Arzte als lästige Fessel und bemüht sich ihrer ledig zu werden. In diesem Bestreben kommt er auf die merkwürdigsten Dinge. Aus verschmähter Liebe verliebt er sich in ein anderes, zufällig entgegenkommenderes Objekt. So verliebt sich der Behandelte plötzlich in irgend ein Mädchen, das er bisher nicht beachtet hat, und manche begonnene Psychoanalyse ist die Ursache einer Heirat geworden, mehr als es der Kranke ahnen kann. Im letzten Jahre verlobten sich zwei Angsthysteriker wahrend der Behandlung, drangen auf rasche Heirat und brachen die Behandlung vorzeitig ab, indem sie mit dem bisher erreichten Resultat sich soviel Freiheit erobert hatten, als sie zum Leben unbedingt brauchten.

Das wären nur einige kleine Beispiele. Ich bin überzeugt, dass es noch viele andere Formen der Übertragung gibt, die wir noch nicht kennen und der wir daher nicht rechtzeitig begegnen können. Es gilt gerade in diesem Kapitel, Erfahrungen zu sammeln und sie für die Technik der Psychoanalyse zu verwerten. Denn zahllos sind die Klippen, die man während einer Kur vermeiden muss. Und die meisten Misserfolge beweisen nichts gegen die Methode, verraten höchstens die Unerfahrenheit der Jünger und den Umstand, dass die Technik der Psychoanalyse eine werdende Wissenschaft ist.

Note

I S. Ferenczi, O. Rank, Entwicklungziele der Psychoanalyse (1923), trad. it. id., Traiettorie di sviluppo della psicoanalisi, Youcanprint, Tricase 2016, p. 29.

II S. Freud, Die Handhabung der Traumdeutung in der Psychoanalyse (1911-1912), trad. it. id., L’impiego dell’interpretazione dei sogni nella psicoanalisi, in Opere di Sigmund Freud, 12 voll., vol. VI, Boringhieri, Torino 1974, pp. 520-1 (corsivo mio).

III E. A. Gutheil, The handbook of dream analysis (1951), Manuale per l’analisi del sogno, Astrolabio, Roma 1972, p. 460 sgg.

IV S. Freud, Zur Dynamik der Übertragung (1911-1912), trad. it. id., Dinamica della traslazione, in Opere di Sigmund Freud, vol. VI, Boringhieri, Torino 1974, p. 523.

 

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