Propongo tre lettere di Sigmund Freud ad Abraham Arden Brill dedicate al tema dell’analisi laica e tradotte da Michele Lualdi. La prima, del giugno 1922, e la seconda, del maggio 1925, ci mostrano con chiarezza che anche nella discussione con gli americani Freud utilizza il termine Laie così come fa nel dibattito in Austria prima di scrivere, nell’estate del 1926, il testo “La questione dell’analisi laica”: è un profano [Laie], un incompetente [Unberufen], chi non si sia formato in un modo degno di fiducia, non importa se sia un medico oppure no. Il pamphlet del ’26 inizia invece definendo in senso ontologico i Laien come “non medici”: “la questione è se deve essere consentito anche ai non medici di esercitare l’analisi”. Dopo i primi cinque capitoli, articolati come una quaestio disputata, arriverà a concludere che se i Laien, nel senso di “non medici”, si sono ben preparati, allora non sono più Laien, nel senso di “profani”, ovvero non sono più incompetenti nelle cose dell’analisi.
Nella seconda lettera, del maggio ’25, annuncia che prenderà pubblicamente posizione in modo energico per i “laici formati”. Si tratta per me di una scoperta rilevante, in quanto avevo sempre pensato che Freud si fosse deciso a scrivere la Frage solo dopo aver misurato, nel marzo 1926, la resistenza degli analisti della Società Psicanalitica di Vienna.
La terza lettera è un’anatomia della miseria americana, articolata secondo un progressivo approfondimento: dal contesto collettivo degli Stati Uniti, scendendo al collettivo psicanalitico di New York e infine alla persona di Brill. Questo andare in profondità costituisce uno spiritoso contraltare alla superficialità che spesso Freud attribuisce agli americani. Ma ancora più significativo è il contrapporsi, da una parte, del desiderio di Freud che la psicanalisi produca frutti scientifici anche sul suolo americano e, dall’altra, l’aspirazione di Brill a godere e ignorare somministrando brevi e ben remunerate sedute di psicoterapia supportiva.
11 giugno 1922
Caro Brill,
anche io mi sono infine rallegrato nel vedere un Vostro contributo per il Journal,1 speriamo non l’ultimo. Per contro mi è dispiaciuto sapere che avete trascorso un brutto periodo. Ma Voi siete giovane, avete successo e non bisogna prendersela per i dispiaceri.
Conto fermamente di vedervi al Congresso di Berlino.2 Il gruppo americano soffre molto di due peculiarità. In primo luogo della mancanza di un più profondo rapporto tra i suoi membri, in secondo luogo per l’esiguità dei suoi rapporti con i gruppi europei. Alla prima mancanza si può ancora porre riparo se il gruppo si decide a darsi una guida che non venga sostituita annualmente.3 Questa è un’imitazione del tutto inadeguata della democrazia americ[ana] in cui sono in questione tutt’altro che principi politici. Avreste dovuto essere fin dall’inizio Voi questa guida, ma non avete colto l’occasione e ora penso che Frink4 sarà adatto solo se metterà a posto le sue faccende personali. È del tutto probabile che egli tornerà a casa tranquillo e fortificato. Spero che lo sosterrete con la Vostra esperienza e la Vostra influenza. Peraltro egli andrà anche a Berlino.
In contrapposizione a voi e anche a Frink, considero spiacevolmente miope la decisione del Vostro gruppo a proposito dell’analisi laica. Non avete, così come noi in Europa, un potere sufficiente a reprimere l’analisi laica; dovete ammettere che l’analisi si estende ben oltre la medicina e che la preparazione in medicina non è assolutamente necessaria per il suo esercizio. L’unica via d’uscita è dunque di formare le persone all’analisi in un modo che sia degno di fiducia e di estendere il concetto di laico a tutti coloro i quali non abbiano goduto di una tale formazione, che essi ora siano medici o no.
Saluto cordialmente Voi e i Vostri.
Vostro Freud
10. V. 25.
Dear Brill,
anzitutto i miei sentiti ringraziamenti per gli auguri Vostri e della Vostra famiglia. La giornata è stata piuttosto faticosa.
Per quanto riguarda Mr. Pierce, ho preso dettagliate informazioni su di lui da Reik. Reik non parteggia assolutamente per lui, pensa peraltro che egli non abbia commesso nulla di particolarmente grave, come si usa in your country. In ogni caso egli non è un esempio ideale e ricorre molto spesso al cristiano amore del prossimo.
Ho letto la sua missiva in cui afferma di dover parlare con me in persona. Non potevo ricordarmi, ma Reik lo conferma, che egli è stato da me una volta. Potete immaginarvi quanto ciò sia arduo da evitare; non posso certo far fare un controllo legale prima di accogliere, una sola volta e per un paio di minuti, uno straniero, uno sconosciuto.
Su un punto Mr. Pierce ha ragione. Egli ha esposto del tutto correttamente la mia posizione in merito al problema dell’analisi laica. Mi spiace che essa si discosti così tanto da quella che Voi e la Società di New York difendete con tanto zelo. Per me laico è un uomo che non ha appreso l’analisi, non importa se sia un medico o no. Non farò mia l’unilaterale enfasi sull’interesse dell’ordine medico e tra poco mi esporrò pubblicamente in modo energico per l’autorizzazione dei laici formati.
La Sig.ra Potter non ha naturalmente alcun incarico da parte mia per fare una colletta per il fondo. Lo fa di sua propria volontà, ma con buone intenzioni; qualche tempo fa ha anche inviato un contributo più consistente per il Verlag.5
Per l’estate pensiamo di tornare sul Semmering, Villa Schüler.
Cordiali saluti
Vostro Freud
Semmering
20 Sett[embre] 27
Dear Dr. Brill,
questa mattina presto, ho trovato tra la mia posta una lettera da New York, la cui intestazione mi sembrava nota. Ma non ne ero sicuro, non avevo più visto quella grafia da un anno. Poteva essere Brill? Era Brill. Lascio tutto il resto da parte e mi affretto a rispondergli.
Anzitutto due frasi a mo’ di introduzione: un rimprovero e una confessione. La prima è breve: avreste dovuto scrivermi prima. La seconda recita: è vero che Vi ho giudicato assai severamente. È facile darne la motivazione. Perché Voi mi siete stato molto vicino e da Voi mi aspettavo moltissimo. Aspettativa che non avete soddisfatto.
Due parole sull’attuale controversia in merito all’analisi laica: avete torto quando dite che io non conosco la situazione in America. Io non conosco i dettagli, non so se il Sig. X o il Sig. Z abbiano perpetrato questo o quell’imbroglio, ma conosco la situazione nel complesso, l’ho dichiarato espressamente nel mio “Epilogo”6 (ultimo numero della Zeitschr[ift]). Ma non insisto, conosco anche le motivazioni di questo sgradevole stato di fatto, giudico che il Vostro atteggiamento sulla cosa non sia adeguato a far sì che qualcosa cambi e rifiuto che una questione tanto importante per il futuro dell’analisi sia decisa in base a punti di vista tanto miseri.
Le motivazioni sono, se volete ascoltarle, di tre tipi: la Vostra (intendo, come analista) mancanza di autorevolezza, la mancanza di giudizio del pubblico americano e la bieca situazione della morale pubblica nella God’s own country che, specialmente quando si tratta di profitto economico, chiude entrambi gli occhi, tutto l’opposto della religiosità americana e dell’ipocrisia morale (sono cose che non mi invento ad hoc, che sono state ammesse e combattute da una folta schiera di valorosi intellettuali americani). E così può accadere che una massa di sfruttatori senza scrupoli si precipiti sulla pratica analitica, come una volta [avveniva] alla scoperta di un nuovo territorio, per sottrarre denaro alla gente, sedurre le donne, abusare dell’influenza dell’analisi. Gli si fa incontro la singolare credulità del pubblico. Se uno dice: “Sono stato formato da Freud”, “Ho lavorato tre mesi a Vienna”, “Ho parlato con Stekel, Adler, ecc.”, non viene in mente a nessuno di chiedere: “Sarà vero?”, oppure “Sarà sufficiente per potermi curare?”. Spesso ricevo qui lettere dalla Germania che dicono “Il sig. X si dichiara Suo diretto allievo. Posso affidarmi a lui?”. Io rispondo: “Non conosco questo signore” e l’imbroglio è smascherato. Perché gli americani non si sanno difendere dalle frodi? È smart ingannare gli altri, ma certo non lo è il farsi ingannare.
Il Vostro atteggiamento nettamente negativo verso tutto ciò mi sembra essere la reazione meno utile. Non ammettete alcun non medico nella Società,7 negando a ciascuno la possibilità della formazione, volete proibire che gli istituti europei di formazione preparino o riconoscano la formazione dei laici americani. Cosa ottenete con ciò? Che tutto rimanga così com’è. Invece di eliminare i truffatori laici con la formazione di analisti laici coscienziosi e meglio preparati. La Vostra obiezione è che i laici americani non sono formati né adatti, a differenza di quelli europei. In primo luogo, lì potete però applicare una severa selezione, cosa nella quale gli istituti di formazione in Europa Vi appoggeranno sicuramente e più seriamente rispetto a quanto hanno fatto finora; in secondo luogo, è ancora una volta una carenza dell’America e può essere colmata solo lentamente. Anche i medici americani sono meno formati dei nostri e voglio soltanto accennarvi il grande numero di questi medici – persino membri del Vostro gruppo – di cui sono note infrazioni morali a danno dei paz[ienti], simili a quelle degli analisti laici. Tra gli altri privilegi della professione rivendicate un’estensione dello jus impune necandi?8
Basta così, veniamo alle notizie personali. Jones, che nell’intera faccenda non ha un preciso ruolo, mi ha mostrato una Vostra lettera in cui supponete che io intenda cacciar via dall’[Associazione] Internazionale i n[ew]yorkesi. Questo è un formidabile esempio di proiezione, io non l’ho ho mai pensato. È stato Jones il primo a profferire una simile minaccia durante il Congresso.9 Ma avendoci costretti a considerare questa possibilità, ci dobbiamo chiedere cosa, in fondo, perderemmo. La risposta è: “Niente dal punto di vista scientifico, collegiale e materiale”. Scientificamente, il Vostro gruppo è sterile,10 non ha nulla da insegnare e i suoi contributi e i nuovi acquisti sono a malapena stimabili. Se Voi apriste oggi un istituto a N[ew] Y[ork], chi – all’infuori di Voi e di Jelliffe – potrebbe insegnare? E probabilmente trovereste che potreste impiegare meglio il Vostro tempo prezioso. Collegialmente? Ma in tutti questi anni Voi non avete attribuito alcun valore ai contatti con noi. Non Vi presentate ai nostri congressi, non scrivete alcuna lettera. Voi stesso, Brill, venite in Europa abbastanza spesso per affari personali, ma non trovate il tempo per un congresso. Mi avete ad esempio rimproverato di avere ceduto “Inibizione, sintomo e angoscia” a Pierce Clark.11 Ma cosa ne so io se egli è degno di fiducia o meno? Nessuno di noi ha rapporti epistolari con l’America, né viene a sapere alcunché di ciò che succede nella Vostra Società. E chi tra voi si interessa quando compare un mio libro? E così, purtroppo, ci si abitua a non attendersi nulla dall’America e si lasciano procedere le cose così come vanno. Infine, materialmente? È risaputo in quale stato di necessità si trovino le nostre istituzioni. Non dico che12 Voi potevate aiutarci attraverso collette nella prospera America e non lo avete fatto, ma resta il fatto che non avremmo ottenuto meno aiuti anche se Voi non foste stato dei nostri. Non pensiate che io desideri realmente13 il ritiro dei n[ew]y[orkesi]; nonostante tutto, affettivamente mi dispiacerebbe; oggettivamente non potrebbe spaventarci.
E ora [andiamo] alle cose più personali! So molto bene quanto avete fatto per l’introduzione dell’analisi in America. Ma certo ciò non Vi ha danneggiato e ha suscitato la speranza che Voi Vi sareste ulteriormente prodigato, invece di ritirarvi dagli affari dopo essere diventato un uomo ricco. Sapete che la mia insoddisfazione ha avuto inizio quando ho saputo quanti paz[ienti] vedete in un giorno e che offrite trattamenti di 35 minuti per poterne vedere così tanti. Mi avete una volta risposto che non si trattava di casi analitici, quanto invece di influenze psicoterapeutiche, ma █████████14, che è venuto a Berchtesgaden per un consulto era certamente un caso da analisi. Quando mi sono accorto che Voi andate per la Vostra strada e non fate abbastanza per la causa15 ho tentato di far diventare Frink un Brill più affidabile. Il tentativo è fallito, non sono riuscito a venire a capo del nucleo psicotico di un uomo tanto dotato. Rank ha abusato del mio nome e del suo precedente rapporto con me quando è entrato nella sua fase imbrogliona. Io non ero assolutamente coinvolto nel suo primo viaggio in America.16 La Vostra irritabilità è da allora costantemente aumentata. Credo che essa racconti della Vostra consapevolezza di non avere soddisfatto le elevate aspettative che avevo riposto in Voi. È dunque la cosa più comoda – come per Frink – dare a me la colpa di tutto.
Anche Ferenczi è partito per l’America17 non su mio consiglio. Ero piuttosto contrario. Ma la Vostra condotta poco accogliente verso di lui non mi è stata comprensibile. Non gli avete concesso l’onorario, insignificante secondo i canoni americ[ani], che egli si guadagnava con il duro lavoro, compiendo così tanto per l’analisi con discorsi e conferenze? La mia impressione è che abbiate anche qui rinunciato, per gli americani, al punto di vista analitico.
Cosa posso dire in conclusione? Che sono volentieri pronto a completare la personale simpatia che da sempre ho per Voi con un riconoscimento ufficiale, soltanto aspetto che me ne diate occasione. Spero sappiate recepire dietro le critiche sincere l’interesse sincero.
Cordialmente Vostro
Freud
Note
1 Si tratta probabilmente di questo testo: A. A. Brill, Tobacco and the Individual, in International Journal of Psycho-Analysis, 3 (1922), pp. 430-444.
2 Settimo Congresso Internazionale di Psicoanalisi che si sarebbe tenuto a Berlino dal 25 al 27 settembre 1922.
3 Freud aveva intenzione di esprimere una posizione analoga con una variante dell’Epilogo del testo La questione dell’analisi laica, che stava predisponendo per la riedizione del 1935: “Chiediamoci a cosa sia riconducibile il proliferare proprio in America della dannosa analisi profana. Per quanto è possibile giudicare a distanza, in questo caso convergono numerosi fattori, di cui non so comunque valutare la relativa importanza. In primo luogo, si dovrebbe ipotizzare che gli analisti medici siano riusciti in misura particolarmente ridotta a conquistare il favore del pubblico e a influenzarne le scelte. La colpa può essere attribuita a diversi elementi: l’estensione del paese, la mancanza di un’organizzazione unificante che si estenda al di là dei confini di una città e, a monte, la soggezione degli americani verso l’autorità e la loro tendenza a esercitare l’indipendenza personale nei pochi campi non ancora occupati dall’inflessibile pressione della public opinion. Il medesimo tratto americano, trasferito dalla vita politica all’impresa scientifica, si evidenzia, all’interno dei gruppi analitici stessi, nella disposizione che la persona del presidente debba cambiare ogni anno, in modo che non si possa mai formare una vera e propria leadership, che sarebbe ben necessaria per percorsi tanto difficili”. Cfr. S. Freud, Die Frage der Laienanalyse (1926), trad. it., La questione dell’analisi laica, Mimesis, Milano, Udine 2012, pp. 119-120. Ernest Jones lo dissuase poi dall’integrarla.
4 Horace Westlake Frink (1883-1936). Membro fondatore della New York Psychoanalytic Society nel 1911, fu eletto due volte presidente, per il biennio 1913-1915 e per il biennio 1923-1924. Nei primi anni ’10 intraprese un’analisi a cadenza settimanale con Abraham Brill a New York e con Sigmund Freud a Vienna, in tre tranche di pochi mesi ciascuna: marzo – aprile 1921, aprile – luglio 1922 e novembre – dicembre 1922. Per una sintesi della fallimentare esperienza di analisi con Freud, si veda S. L. Warner, Freud’s analysis of Horace Frink M.D. A previously unexplained therapeutic disaster, in Journal of the American Academy of Psychoanalysis, n. 22(1994), pp. 137-152.
5 Internationaler Psychoanalytischer Verlag (IPV), la casa editrice psicanalitica internazionale attiva a Vienna fra il 1919 e il 1938. Costituitasi sulle ceneri della devastazione economica della prima guerra mondiale grazie alla poderosa donazione dell’ungherese Anton Von Freund, per circa vent’anni ha pubblicato diverse riviste psicanalitiche e la maggior parte dei libri psicanalitici.
6 Il numero dell’anno 1927 dell’Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse (rivista pubblicata dal 1913 al 1937 e dal 1939 al 1941 ad opera della International Psychoanalytic Association) ha raccolto 27 pareri di diversi psicanalisti e gruppi psicanalitici di tutto il mondo a proposito della questione dell’analisi laica. A conclusione del numero, Freud ha tirato le fila con il suo intervento intitolato Nachwort zur “Frage der Laienanalyse” [Epilogo de “La questione dell’analisi laica”]. Cfr. S. Freud, La questione dell’analisi laica, op. cit., pp. 109-122.
7 Si intende qui la New York Psychoanalytic Society.
8 “Diritto di uccidere impunemente”.
9 Decimo Congresso Internazionale di Psicoanalisi, che si era tenuto a Innsbruck dall’1 al 3 settembre 1927. Il Congresso, che avrebbe dovuto occuparsi anche della questione dell’analisi laica, fu aperto con la lettura del telegramma inviato da Freud: “Il sottoscritto, dall’isolamento impostogli, ringrazia cordialmente il Decimo Congresso degli Psicanalisti per il saluto. Augura un lavoro scientifico fecondo [fruchtbar] ed esprime l’aspettativa che, a partire dal sentimento del compito comune, troviate la forza per raggiungere l’unità nelle questioni pratiche”. Con estrema sottigliezza, Freud fece poi leggere il suo contributo dedicato al tema dell’umorismo. Il congresso si concluse senza una decisione comune: ogni associazione nazionale si sarebbe comportata in modo autonomo.
10 Per Freud la scienza si giudica dai frutti, come un albero. Ricorre spesso nei suoi testi il termine fruchtbar (fecondo, fruttuoso) per definire in termini positivi un pensiero o una teoria.
11 Leon Pierce Clark (1870-1933). Psichiatra e psicanalista, fu Presidente dell’American Psychopathological Association (APPA) fra il 1923 e il 1924. Risulta “supervisor” della prima traduzione americana di Hemmung, Symptom und Angst, pubblicata nel gennaio 1927 con il titolo “Inhibition, Symptom and Anxiety” dallo Psychoanalitic Institute di Stamford. Il volume si apre con una prefazione di Sándor Ferenczi. Cfr. S. Freud, Hemmung, Symptom und Angst (1926), trad. en. Inhibition, Symptom and Anxiety, Psychoanalitic Institute, Stamford (Connecticut) 1927.
12 Una negazione freudiana, in tutti i sensi.
13 Una proiezione?
14 Oscurato nell’originale. Verosimilmente si tratta di due parole: un nome e un cognome.
15 “Die Sache”.
16 Il 27 aprile 1924. Dopo aver fatto la spola fra America ed Europa, Otto Rank si stabilirà definitivamente a New York solo nel 1934.
17 Sándor Ferenczi fu invitato da Alvin Johnson a tenere un corso semestrale di 12 lezioni presso la New School for Social Research di New York. Rimase negli Stati Uniti da ottobre 1926 a maggio 1927, periodo nel quale tenne delle conferenze anche a Washington, Boston e Baltimora.
Di seguito i testi originali delle lettere.
11 Juni 22
Lieber Brill
Auch ich war sehr erfreut endlich einen Beitrag von Ihnen für das Journal zu sehen, hoffentlich nicht den letzten. Dagegen hat es mir leid gethan zu hören, daß Sie eine böse Zeit hinter si gehabt haben. Aber Sie sind jung, haben Erfolg u aus Ärger darf man sich nichts machen.
Ich rechne mit Bestimmtheit darauf, Sie zum Kongreß in Berlin zu sehen. Die amerikan. Gruppe leidet sehr an zwei Eigenheiten, erstens am Mangel eines intimeren Zusam̄enhangs unter ihren Mitgliedern, zweitens an der Lockerheit ihrer Beziehungen zu den europaeischen Gruppen. Der erste Mangel könnte noch behoben werden, wenn die Gruppe sich entschließt, sich einen Führer zu geben, der nicht jährlich abgelöst wird. Das ist eine ganz unangemessene Nachahmung der amerik. Demokratie, wo ganz andere als politische Grundsätze in Betracht kommen. Dieser Führer hätten Sie von Anfang an sein sollen, aber Sie haben die Gelegenheit nicht ergriffen, u jetzt meine ich, Frink wird sich dazu eignen, wenn er erst seine persönlichen Angelegenheiten geordnet hat. Es ist alle Aussicht, daß er ruhig und gefestigt nach Hause kommt. Ich hoffe, Sie werden ihn dann mit Ihrer Erfahrung und Ihrem Einfluß unterstützen. Er geht übrigens auch nach Berlin.
Den Beschluß Ihrer Gruppe über die Laienanalyse halte ich im Gegensatz zu Ihnen und auch zu Frink für eine bedauerliche Kurzsichtigkeit. Sie haben sowenig wie wir in Europa die Macht, die Laienanalyse zu unterdrücken, müßen zugeben, daß die Analyse weit über die Medizin hinausreicht u daß medizin Vorbildung für ihre Ausübung nicht unbedingt erforderlich ist. Der einzige Ausweg ist also, Leute in der Analyse so auszubilden, daß er vertrauenswürdig ist u den Begriff der Laien auf alle auszudehnen, die keine solche Ausbildung genossen haben, seien sie nun Ärzte oder nicht.
Ich grüße Sie u die Ihrigen herzlich.
Ihr Freud
10. V. 25.
Dear Brill,
Vor allem meinen herzlichen Dank für Ihre und Ihrer Familie Glückwünsche. Der Tag war eher anstrengend.
Was Mr. Pierce betrifft, so habe ich mir bei Reik ausführliche Auskunft über ihn geholt. Reik ist gar nicht parteiisch für ihn, meint aber, dass er nicht viel Aergeres begangen hat, als was in your country gang und gäbe ist. Jedenfalls ist er kein Idealvorbild und nimmt die christliche Nächstenliebe sehr in Anspruch.
Ich habe sein Eingesendet, in dem er behauptet, mit mir selbst gesprochen zu haben, gelesen. Ich konnte mich daran nicht erinnern, aber Reik bestätigt, dass er einmal bei mir war. Sie können sich denken, dass das schwer zu vermeiden ist; ich kann doch nicht eine gerichtliche Untersuchung anstellen lassen, ehe ich einen Fremden und Unbekannten einmal für ein paar Minuten empfange.
In einem Punkt hat aber Mr. Pierce recht. Meine Stellung zu dem Problem der Laienanalyse hat er ganz richtig dargestellt. Ich bedaure, dass Sie so sehr sie so sehr von der abweicht, welche Sie und der Newyorker Verein so eifrig vertreten. Für mich ist der Laie ein Mensch, der die Analyse nicht gelernt hat, gleichgültig ob er ein Arzt ist oder nicht. Die einseitige Betonung des ärztlichen Standesinteresses werde ich nicht mitmachen und demnächst in Wien energisch für die Berechtigung der ausgebildeten Laien in der Oeffentlichkeit auftreten.
Miss Potter hat natürlich keinen Auftrag von mir, für den Fond zu sammeln. Sie tut das auf eigene Hand, aber in guter Absicht, hat auch vor einiger Zeit dem Verlag einen grösseren Betrag geschickt.
Im Sommer gedenken wir wieder auf den Semmering, Villa Schüler, zu gehen.
Herzliche Grüsse
Ihr Freud
Semmering
20 Sept 27
Dear Dr Brill
Heute früh fand ich unter meiner Post einen New Yorker Brief, dessen Aufschrift mir bekannt vorkam. Doch war ich nicht sicher, ich hatte die Schrift Jahre lang nicht gesehen. Sollte es Brill sein? Es war Brill. Ich lasse alles andere liegen und beeile mich, ihm zu antworten.
Vorerst zwei Sätze zur Einleitung: ein Vorwurf u ein Geständnis. Der erste lautet kurz: Sie hätten mir früher schreiben können. Der zweite sagt: Es ist richtig, daß ich Sie besonders streng beurteilt habe. Es ist leicht dafür die Erklärung zu finden. Weil Sie mir besonders nahe gestanden sind und ich besonders viel von Ihnen erwartet hatte. Was sich nicht erfüllt hat.
Ein paar Worte zur gegenwärtigen Streitfrage über die Laienanalyse: Sie haben Unrecht wenn Sie sagen, daß ich die Situation in Amerika nicht kenne. Ich kenne die Details nicht, ob Mr X oder Mr Z. den oder jenen Schwindel verübt hat, aber ich kenne die Situation im Ganzen, habe sie in meinem „Nachwort“ (letzte Nummer der Zeitschr) ausdrücklich zugegeben. Aber ich bleibe dabei nicht bestehen, ich kenne auch die Gründe dieses unerquicklichen Zustandes, urteile, daß Ihre Einstellung zur Sache nicht geeignetist, etwas daran zu ändern und lehne es ab, eine für die Zukunft der Analyse so wichtige Frage nach so armseligen Gesichtspunkten zu entscheiden.
Die Gründe sind, wenn Sie es hören wollen, dreierlei: Ihr (d.h. der Analytiker) Mangel an Autorität, die Urteilslosigkeit des amerikanischen Publikums, und der niedrige Stand der öffentlichen Moral in God’s own country, die besonders, wenn es sich um Gelderwerb handelt, beide Augen zudrückt, Gegenstück zur amerikanischen Frömmigkeit und Moralheuchelei. [Das sind Dinge, die ich nicht ad hoc erfinde, die von einer ganzen Reihe tapferer amerik. Intellektueller eingestanden und bekämpft werden]. So kann es geschehen, daß ein Haufen gewissenloser Ausbeuter sich auf die analytische Praxis stürzt, wie seinerzeit die Eröffnung eines neuen Territoriums, um den Leuten Geld abzunehmen, Frauen zu verführen, den Einfluß der Analyse zu misbrauchen. Die merkwürdige Leichtgläubigkeit des Publikums kom̄t ihnen entgegen. Wenn einer sagt: Ich bin von Freud ausgebildet worden, ich habe 3 Monate in Wien gearbeitet, ich habe mit Stekel, Adler etc gesprochen, so fällt es keinem ein zu fragen: Ist das auch wahr? oder: Ist das auch genug, um mich herstellen zu können? Ich erhalte hier oft Briefe aus Deutschland, die mitteilen, Herr X. behauptet ein direkter Schüler von Ihnen zu sein. Kann ich mich ihm anvertrauen? Ich antworte, ich kenne den Mann nicht, und der Schwindel ist entlarvt. Warum weiß sich der Amerikaner nicht gegen Betrug zu schützen? Es ist smart, den Anderen zu betrügen, aber doch nicht, betrogen zu werden.
Ihre rein negative Einstellung zu alledem scheint mir die unpraktischeste Reaktion zu sein. Sie nehmen keinen Nichtarzt in die Vereinigung auf, verweigern jedem die Möglichkeit der Ausbildung, wollen verbieten, daß die europaeischen Lehrinstitute amerikanischen Laien Unterricht geben oder bestätigen. Was erreichen Sie damit? Daß alles so bleibt, wie es ist. Anstatt daß Sie die Laienschwindler durch die Erziehung von gewissenhafteren und besser vorbereiteten Laienanalytikern verdrängen. Ihr Einwand ist, daß die amerik. Laien ungebildet und unbrauchbar sind, nicht wie die europaeischen. Aber erstens – ist können Sie da strenge Auswal treffen, wobei die Lehrinstitute in Europa Sie gewiß und noch ernsthafter als bisher unterstützen werden, und zweitens ist das wieder Schuld von Amerika u kann nur langsam ausgeglichen werden. Auch die amerik Ärzte sind weniger gebildet als die unsrigen und ich brauche Ihnen nur anzudeuten, von wievielen dieser Ärzte – selbst Mitglieder Ihrer Gruppe – ähnliche moralische Verfehlungen gegen Pat. bekannt sind, wie von den Laienanalytikern. Verlangen Sie eine Ausdehnung des jus impune necandi auch auf weitere Vorrechte der profession?
Genug davon, kommen wir zum Persönlichen. Jones, der in der ganzen Sache keine eindeutige Rolle spielt, hat mir einen Brief von Ihnen gezeigt, in dem Sie die Vermutung aussprechen, ich wollte die N Yorker aus der Internationalen herausdrängen. Das ist ein prächtiges Stück Projektion, ich habe nie daran gedacht. Jones war der erste, der eine solche Drohung auf dem Kongreß ausgesprochen hat. Aber genötigt uns mit dieser Möglichkeit zu beschäftigen, müßen wir uns fragen, was wir denn verlieren würden. Die Antwort ist: Nichts in wissenschaftlicher, kollegialer und materieller Hinsicht. Wissenschaftlich ist Ihre Gruppe steril, sie lehren nicht und ihre Beiträge und Neuerwerbungen sind kaum zu bewerten. Wenn Sie heute ein Institut in NY eröffnen würden, wer könnte – außer Ihnen und Jelliffe – etwas lehren? Und Sie würden wahrscheinlich finden, daß Sie Ihre kostbare Zeit besser verwerten können. Kollegial? Aber Sie haben in allen diesen Jahren keinen Wert auf den Kontakt mit uns gelegt. Sie kom̄en nicht zu unseren Kongreßen, Sie schreiben keine Briefe. Sie selbst, Brill, kom̄en oft genug nach Europa wegen persönlicher Angelegenheiten, für einen Kongreß haben Sie keine Zeit. Sie werfen mir zB. vor, daß ich „Hem̄ung, Angst u Symptom“ an Pierce Clark überlassen habe. Aber was weiß ich, ob er vertrauenswürdig ist oder nicht? Keiner von uns steht im Briefverkehr mit Amerika u erfährt etwas von den Vorgängen in Ihrer Gesellschaft. Und wer kümmert sich dort darum, wenn ein Buch von mir erscheint? So gewöhnt man sich leider daran, nichts von Amerika zu erwarten, u die Dinge gehen zu lassen, wie sie wollen. Endlich in materieller Hinsicht? Es ist bekannt, in welcher Notlage sich unsere Institutionen befinden. Ich sage nicht daß Sie uns durch Sam̄lungen in dem reichen Amerika helfen konnten u es unterlassen haben, aber die Tatsache bleibt, daß wir nicht weniger Hilfe haben würden, wenn Sie nicht zu uns gehörten. Schließen Sie nicht daraus, daß ich wirklich den Austritt der NY wünsche, ich würde ihn trotzdem affektiv bedauern; objektiv könnte er uns nicht schrecken.
Und nun zum Allerpersönlichsten! Ich weiß sehr wol, welche Verdienste Sie sich um die Einführung der Analyse in Amerika erworben haben. Aber es war nicht Ihr Schaden und es erweckte die Erwartung, daß Sie sich weitere Verdienste erwerben werden, anstatt sich zur Ruhe zu setzen, nachdem Sie ein reicher Mann geworden sind. Sie wissen, meine Unzufriedenheit begann, als ich hörte, wieviel Pat. Sie im Tag sehen und daß Sie Behandlungen von 35 Minuten geben, um soviel Pat. sehen zu können. Sie antworteten einmal, das seien nicht analytische Fälle, sondern psychotherapeutische Beeinflußungen, aber █████████, die mich in Berchtesgaden aufsuchte, war gewiß ein analytischer Fall. Als ich merkte, daß Sie Ihre eigenen Wege gehen und nicht genug für die Sache thun, habe ich den Versuch gemacht, Frink zu einem verlässlicheren Brill auszubilden. Er mislang, ich konnte den psychotischen Kern bei dem so begabten Menschen nicht bewältigen. Rank hat meinen Namen u seine frühere Beziehung zu mir misbraucht, als er in seine hochstaplerische Phase eintrat. Ich war an seiner ersten Amerikareise ganz unbeteiligt. Ihre Empfindlichkeit hat sich seither immer mehr gesteigert. Ich meine, sie spricht für Ihr Gewissen, daß Sie meine auf Sie gesetzten hohen Erwartungen nicht erfüllt haben. Dann ist es – wie bei Frink – am bequemsten, wenn alles meine Schuld ist.
Auch Ferenczi ist nicht auf meinen Rat nach Amerika gegangen. Ich war eher dagegen. Aber Ihr unfreundliches Benehmen gegen ihn ist mir nicht verständlich geworden. Haben Sie ihm wirklich die nach amerik. Maßstab unbeträchtliche Summe nicht gegönnt, die er sich unter schwerer Arbeit erworben, während er soviel durch Reden u Vorträge für die Analyse leistete? Mein Eindruck ist, Sie haben auch hierin den analytischen Standpunkt gegen den amerikanischen aufgegeben.
Was kann ich am Ende sagen? Daß ich gerne bereit bin, meine seit jeher bestehende persönliche Sympathie für Sie durch objektive Anerkennung zu ergänzen, nur erwarte ich, daß Sie mir Anlaß dazu geben. Hoffentlich verstehen Sie es, hinter der aufrichtigen Kritik das aufrichtige Interesse herauszuhören.
Herzlich Ihr
Freud
Bibliografia
S. Freud, Die Frage der Laienanalyse (1926), trad. it. La questione dell’analisi laica, Mimesis, Milano, Udine 2012.
Id., Hemmung, Symptom und Angst (1926), trad. en. Inhibition, Symptom and Anxiety, Psychoanalitic Institute, Stamford (Connecticut) 1927.
La lettera di Freud a Brill del settembre 1927 è sintomatica. Esprime tutto il rancore dell’uomo deluso per aver mal riposto la propria fiducia nel collega di lavoro. Ma proprio qui si concentra il sintomo della paranoia di Freud, che tutta la vita combatté contro i medici, ricambiando la loro simmetrica ostilità verso la psicanalisi.
Ci fu un singolare sbilanciamento in questa simmetria. Freud andava contro le persone dei medici che praticavano indebitamente o maldestramente la psicanalisi, non essendo autorizzati dall’autorità freudiana; ma quei medici non andarono mai contro la persona di Freud, bensì sempre contro la pratica analitica in quanto tale, di cui non condividevano i presupposti teorici, a cominciare dall’esistenza dell’inconscio. Freud combatté una battaglia paranoica contro i medici da cui si sentiva perseguitato, perché non sposavano le sue teorie; i medici, invece, combatterono una battaglia culturale contro la psicanalisi, che non ritenevano una scienza (con qualche ragione). Portabandiera di questa lotta fu il presidente della società medica viennese, che contestava a Freud l’esistenza dell’isteria maschile. Oggi nessuno ricorda più il suo nome e neppure io.
Insomma, Freud combatté contro i medici, mai contro la medicina; perciò non riuscì mai a dissociare la psicanalisi dalla psicoterapia, compromettendone il destino di scientificità. Tocca a noi freudiani correggere Freud (la paranoia è incorreggibile), non contestando i medici ma la medicina, lei sì pratica tecnica ma non scientifica.