Lavorando agli scritti neurologici di Sigmund Freud sono incappato inaspettatamente in una sua lettera, scritta al neurologo svizzero Louis Rudolf Brun il 18 marzo 1936 e della quale riferisce un articolo apparso sul quotidiano La Repubblica del 19 maggio 2014. Su SPIweb, il sito della Società Psicoanalitica Italiana, è possibile leggere l’articolo e una traduzione in italiano della lettera.
Indagando più a fondo, ho recuperato diverso materiale che ha sollevato in me alcune perplessità sui trascorsi e sul significato di questa lettera per come narrati nell’articolo in questione. Perciò vorrei qui ricostruirne la vicenda, alla luce della documentazione da me recuperata, proponendo quindi una nuova traduzione della breve missiva.
Freud pubblica il suo ultimo lavoro neurologico originale, il corposo volume La paralisi cerebrale infantile, agli inizi del 1897. Quattro decenni più tardi, nel marzo 1936, Rudolf Brun lo contatta scrivendo ad Anna Freud: si dichiara intenzionato, per onorare l’ottantesimo compleanno del padre della psicoanalisi, a scrivere per la rivista svizzera Schweizer Archive für Neurologie und Psychiatrie un articolo che riepiloghi e commenti i suoi scritti organici-neurologici (lettera di Brun ad Anna Freud del 4 marzo 1936).1 Nella lettera Brun chiede di avere l’elenco completo di tali lavori nonché un eventuale volume che raccolga gli articoli sparsi nelle varie riviste. Consultatasi con il padre, Anna Freud risponde positivamente a Brun due giorni dopo, inviandogli il materiale richiesto e avvertendolo che, secondo il padre, egli potrebbe restare deluso dallo scarso valore di tali scritti neurologici.
Nella seconda e ultima lettera ad Anna Freud, datata 16 marzo 1936, Brun ringrazia per la pronta accoglienza delle sue richieste e domanda, se possibile, ulteriori specifiche sull’elenco inviatogli. Ribadisce infine la richiesta, già avanzata nella precedente missiva, di eventuali tesi di laurea o di abilitazione2 di Freud da poter aggiungere al materiale commentato nell’articolo che si appresta a scrivere e che verrà effettivamente pubblicato quello stesso anno nella citata rivista svizzera con il titolo Sigmund Freuds Leistungen auf dem Gebiet der organischen Neurologie [Lavori di Sigmund Freud nel campo della neurologia organica].3
È a questo punto che Freud, il 18 marzo, scrive personalmente a Brun la lettera che intendo qui commentare e proporre in traduzione.
Secondo l’articolo de La Repubblica si tratterebbe di una lettera sconosciuta prima di essere consegnata alla nota casa d’aste londinese Christie’s dagli eredi di Brun per essere venduta nel maggio 2014. Importanti studiosi della storia della psicoanalisi e di Freud quali John Forrester e Katjia Guenther, prosegue l’articolo, esprimono il loro entusiasmo per il ritrovamento di questa lettera. E ancora: la lettera sarebbe la risposta di Freud a un saggio di Brun.
Ora, anzitutto la lettera viene scritta prima che Brun stenda e pubblichi il proprio saggio, come si intuisce dalle tempistiche dello scambio epistolare tracciate nel breve raccordo storico sopra proposto e come, soprattutto, si evince dal testo stesso della lettera in cui, si vedrà, Freud chiede al collega svizzero, per metà sul serio e metà con l’ironia che gli è usuale, di non diffondere ai quattro venti il proprio personale e poco lusinghiero giudizio sui quei precoci scritti neurologici. Indicazione che ovviamente non avrebbe senso dare a Brun se questi avesse già pubblicato il proprio articolo.
Ma ciò che soprattutto ha destato il mio stupore è stata l’affermazione che tale lettera sarebbe da considerarsi sconosciuta prima della sua comparsa nel 2014. Le prime avvisaglie di qualcosa di poco chiaro in tal senso mi sono derivate dalla consultazione del materiale liberamente fruibile sul sito della Library of Congress, in cui, oltre alla lettera, è presente una sua trascrizione a stampa, o meglio, dattiloscritta. Difficilmente nel 2014 qualcuno avrebbe impiegato una macchina da scrivere, limitandosi poi a correggere gli errori e le inesattezze a mano oppure battendo il carattere tipografico giusto sopra a quello sbagliato. Ma si ammetta anche l’esistenza di una tal persona, evidentemente amante di quei “vecchi metodi che”, come si suol dire, “sono sempre i migliori”. Ebbene, pur ammettendo ciò, le perplessità non fanno che aumentare se si confrontano le scansioni dell’olografo della lettera proposte dalla Library of Congress (pagina 1, pagina 2) con quelle offerte dalla casa d’aste Christie’s (pagina 1, pagina 2). In queste ultime si osserva una doppia foratura sul margine destro del recto, di quelle, per intenderci, prodotte dai classici faldoni o raccoglitori ad anelli in cui si archiviano i documenti. Forature che sono invece assenti nelle scansioni della Library of Congress, come si osserva soprattutto dal raffronto delle scansioni del verso della lettera: nella scansione della Library of Congress la scrittura di Freud è integra, in quella di Christie’s è attraversata dai fori. Ciò può solo significare che alla Library of Congress la lettera è stata letta e trascritta prima di venire allo scoperto perché messa all’asta. E chi ha trascritto con la macchina da scrivere l’olografo di Freud non lo ha fatto in tal modo per nostalgia del passato, ma perché nel passato ha operato.4
La domanda è lecita: come è dunque possibile che questa lettera sia rimasta ignota così a lungo anche a studiosi importanti della storia della psicoanalisi e di Freud? Per il semplice fatto, a mio parere, che il Freud dei lavori neurologici non ha mai riscosso un grande interesse. Basti pensare che l’opera di raccolta in lingua tedesca di questi scritti “preanalitici”, i primi quattro volumi della Gesamte Ausgabe curata da Chrisfried Tögel, resta tuttora impresa non eguagliata: sono almeno 10 anni anni che Mark Solms annuncia una corrispondente edizione in inglese, la quale tuttavia mi pare non sia stata ancora data alle stampe. Tacciono gli altri idiomi.
Ecco perché mi è parso interessante proporre la lettera di Freud, fornendole un contesto che meglio consenta di comprenderla e annotando la traduzione fornirò alcune ulteriori indicazioni.
Infine, poiché ho lavorato sull’olografo e non sulla trascrizione offerta dalla Library of Congress, inserirò nella mia alcune note a chiarimento delle lievi divergenze tra le due.
Lettera di Sigmund Freud a Rudolf Brun (18/03/1936)
Vienna, 18 marzo 1936
Stimatissimo collega
siete molto gentile ad interessarVi ai miei “lavori organici”.5 Vi ringrazio molto di ciò, ma mi spaventa l’apprezzamento che Voi sembrate concedere loro.
So infatti che la maggior parte di essi vale poco, alcuni addirittura nulla. Vorrei indicare espressamente questi ultimi, naturalmente con la preghiera di non rendere nota con troppo clamore la sentenza di condanna. Così ad es. quello al n. 26 sugli organi lobulati dell’anguilla, che può solo essere indicato come “puerile”.7 Domando scusa, avevo 20 anni e il mio docente, lo zoologo Claus8 fu sufficientemente sconsiderato9 da non rivedere questo mio primo lavoro. Altrettanto cattivo fu, qualche anno dopo (1882), il lavoro sugli elementi nervosi del gambero di fiume.10 Nansen, più tardi tanto celebre, lo contraddisse e da allora con ragione non se ne è mai parlato. Il n. 8,11 il nuovo metodo per lo studio del decorso delle fibre [nervose] ecc… era veramente buono, ma si mostrò del tutto inaffidabile, sì che dovetti rinunciarvi. Anche i successivi lavori sulla coca (n. 12 e 19)12 non avrebbero mai dovuto essere pubblicati. I contributi di anatomia cerebrale (13, 16 e 17)13 non sono elaborati con quella cura che tali studi richiedono. Considerato il mio successivo rigore, mi sono spesso meravigliato di come agli esordi potessi essere tanto leggero. Mi si accordi molta indulgenza per questi errori di gioventù. Oltre a ciò l’elenco contiene diversi testimoni di un lavoro onesto e tenace. I nr. 22-2514 (paralisi cerebrali) sono apparsi nei “Contributi alla pediatria del I Istituto pubblico di Vienna” pubblicati da Max Kassowitz, casa editrice M. Perles, Vienna.15 – Tesi di laurea16 allora non c’erano, credo non [ci fossero] affatto per lo studente di medicina. Così come oggi.
Ho la sensazione di doverVi ancora domandare scusa.
Vostro devotissimo,
Freud
Propongo la trascrizione conservando gli a capo dell’olografo
[Vienna,] 18.3.1936
Hochgeehrter Herr Kollege
Sie sind so freundlich, sich meiner
„organischen Arbeiten“17 anzunehmen.
Ich danke sehr dafür, bin aber er-
schreckt durch die Würdigung, die
Sie denselben zu schenken scheinen.
Denn ich weiß18, die meisten
von ihnen19 taugen wenig, einige
aber gar nichts. Diese letzteren
möchte ich ausdrücklich nennen
natürlich mit der Bitte, das ver-
dammende Urteil nicht allzu laut
bekannt zu machen. So z. B. die
unter N = 2 über die Lappenorgane
des Aals, die man nur als „läp-
pisch“ bezeichnen kann. Entschuldig-
ung, ich war 20 Jahre alt und mein
Lehrer, der Zoologe Claus [,] war
gewissenlos20 genug [,] dies mein
erstes Werk nicht zu über-
prüfen. Ebenso schlecht war Jahre
später (1882) die Arbeit über
die Nervenelemente des
Flußkrebses.21 Der später so
berühmte Nansen wider-
sprach ihr und seither ist
mit Recht nie von ihr
die Rede gewesen. Nr. 8, die
neue Methode zum Studium
des Faserverlaufs etc, war
eigentlich gut, erwies sich
aber als völlig unzuverlässig,
[Verso del foglio]
so daß ich sie selbst aufgeben mußte.
Auch die späteren Cocaarbeiten (Nr
12 u[nd] 19) hätten nie veröffentlicht wer-
den sollen. Die hirnanatomischen
Beiträge (13, 16 u[nd] 17) sind nicht mit
jener Sorgfalt gearbeitet, die solche
Studien erfordern. Angesichts meiner
späteren Strenge habe ich mich oft
verwundert, wie ich anfangs so
leichtfertig sein konnte. Ich nehme
viel Nachsicht für solche Jugendsünden
in Anspruch. Daneben umfaßt das
Verzeichnis mehrere Zeugen ehrlicher
u[nd] ausdauernder Arbeit.
Die Nr 22-25 (Kinderlähmungen) sind
in den „Beiträgen für Kinderheil-
kunde aus dem I. öffentlichen
Kinderkrankinstitut in Wien“22
herausgegeben von Dr Max Kassowitz,
Verlag M. Perles Wien erschienen.
– 23 Dissertationen gab es damals nicht,
ich glaube24 für den Mediziner überhaupt
nicht. Heute nochebenso.
Ich habe die Empfindung [,] ich müßte
Sie auch noch um Entschuldig[un]g
bitten.
Ihr sehr ergebener,
Freud
Note
1 Per il breve scambio epistolare tra Rudolf Brun (2 lettere) e Anna Freud (1 lettera), il materiale non è ancora disponibile per la libera fruizione online. I documenti si trovano presso la Library of Congress di Washington e ne devo la consultazione unicamente alla bontà della signora Lara Szypszak, in forze alla Library of Congress, che me ne ha inviata una copia digitale e che approfitto dell’occasione per ringraziare sentitamente.
2 Dissertation und ev. Habilitationsschrift nell’originale: con il secondo termine si intende lo scritto necessario per essere nominato Privatdozent (libero docente). Freud ottenne il titolo nel 1885. Si veda E. Jones, The Life and Work of Sigmund Freud (1953), trad. it. Vita e opere di Sigmund Freud, Il Saggiatore, Milano 1962, III voll., vol. I, pp. 103 e segg.
3 Cfr. L. R. Brun, Sigmund Freuds Leistungen auf dem Gebiet der organischen Neurologie, in Schweizer Archive für Neurologie und Psychiatrie, 37 (1936), pp. 200-207.
4 Probabilmente la lettera è stata contestualmente fotocopiata usando due fogli diversi, per il recto e per il verso dell’originale. Tali fotocopie sono state poi impiegate per le scansioni della Library of Congress (che infatti sono quattro e presentano due facciate interamente bianche: il verso, vuoto, dei due fogli con il testo di Freud fotocopiato). Solo supponendo questo passaggio fotocopia-scansione riesco a spiegarmi le macchie di ossidazione presenti sulla scansione della Library of Congress e assenti invece in quella di Christie’s, come detto sicuramente successiva.
5 Virgolette nell’originale: Freud sta riprendendo un’espressione, organischen Arbeiten, impiegata da Brun nella seconda lettera ad Anna Freud.
6 Nella lettera Freud indica i propri lavori con cifre. Esse rimandano all’elenco approntato dalla figlia Anna con l’aiuto del fratello Martin, proprio su richiesta di Brun, che lo riporta nelle ultime due pagine del proprio articolo. Ciò non significa che Freud sta scrivendo a Brun dopo aver preso visione del lavoro pubblicato, ma più semplicemente e comprensibilmente che ha collaborato alla compilazione di tale elenco con i figli. Il titolo esatto del lavoro al n. 2 è Beobachtungen über Gestaltung und feineren Bau der als Hoden beschriebenen Lappenorgane des Aals (1877).
7 Virgolette nell’originale. Qui un gioco di parole tra “Läppish” (“puerile”) e “Lappenorgane” (“organi lobulati”). Freud fu fin da subito insoddisfatto di questa sua precoce (era ancora studente) pubblicazione (E. Jones, Vita e opere di Sigmund Freud, op.cit., vol. I, p. 69), ma valutazioni più positive sono successivamente state fatte da altri studiosi. Ad esempio Gicklhorn, citato da Eissler (K. Eissler, Talent and Genius. The Fictitious Case of Tausk contra Freud, Quadrangle Books, New York 1971, pp. 275-276). Un giudizio più ponderato lo dà invece Siegfried Bernfeld. Cfr.S. Bernfeld, Freud’s scientific beginnings (1949), trad. it. L’esordio scientifico, in S. Bernfeld, S. Cassirer-Bernfeld, Per una biografia di Freud, Bollati Boringhieri, Torino 1991, pp. 86 sgg.
8 Carl Friedrich Wilhelm Claus (1835-1899). è questa una delle rarissime occasioni in cui Freud lo cita nei suoi scritti sia privati sia ufficiali.
9 Ambiguo l’olografo. Seguo qui la lettura di Library of Congress, che riporta “gewissenlos”, ma potrebbe essere “gemessenlos”, che renderei con “scriteriato”. Il senso della frase, comunque, non ne risente.
10 Über den Bau der Nervenfasern und Nervenzellen beim Flußkrebs. Nell’elenco di Brun si trova al n. 6. Nonostante il giudizio negativo che Freud ne dà, esso è considerato uno di quelli in cui viene anticipata l’individuazione del neurone, così chiamato nove anni dopo da Waldeyer (si vedano: E. Jones, Vita e opere di Sigmund Freud, op.cit., pp. 79-80; R. Spehlmann, Sigmund Freuds neurologisches Schriften. Eine Untersuchung zur Vorgeschichte der Psychoanalyse, Springer-Verlag, Berlin, Göttingen, Heidelberg 1953, pp. 21-22).
11 Eine neue Methode zum Studium des Faserverlaufs im Centralnervensystem (1884).
12 Il n. 12 corrisponde a Beitrag zur Kenntniss der Cocawirkung (1885) mentre il n. 19 a Bemerkungen über Cocainsucht und Cocainfurcht (1887). La vicenda della cocaina è complessa. Rimando per una sua trattazione a Jones (E. Jones, Vita e opere di Sigmund Freud, op. cit., pp. 113 e segg.) e al mio “L’occhio che (non) vede”, in S. Freud, L’emianopsia nella prima infanzia, Youcanprint, Tricase 2017, pp. 28-75 (parzialmente consultabile su Google Books).
13 Il n. 13 corrisponde a Zur Kenntniss der Olivenzwischenschicht (1885); 16: Über die Beziehungen des Strickkörpers zum Hinterstrang und Hinterstrangskern, nebst Bemerkungen über zwei Felder der Oblongata (in collaborazione con L. Darkschewitsch) (1886); 17: Über den Ursprung des N. acusticus (1886).
14 Il numero 22 corrisponde a Klinische Studie über die halbseitige Cerebrallähmung der Kinder (in collaborazione con O. Rie) (1891), tr. it. S. Freud, O. Rie, Studio clinico sull’emiparalisi cerebrale dei bambini, Youcanprint, Tricase 2017; 23: Zur Kenntniss der cerebralen Diplegien des Kindesalters (im Anschluß an die Little’sche Krankheit) (1891), trad. it. S. Freud, Per la conoscenza delle diplegie cerebrali dell’infanzia (in aggiunta al morbo di Little), Youcanprint, Tricase 2019; 24: Les diplégies cérébrales infantiles (1893), trad. it. S. Freud, Per la conoscenza delle diplegie cerebrali dell’infanzia, op. cit., pp. 337-343; 25: Über familiäre Formen von cerebralen Diplegien (1893), tr. it. in Freud S., Per la conoscenza delle diplegie cerebrali dell’infanzia, op. cit., pp. 345-55. Sorprende che da questo gruppo Freud escluda la sua summa sull’argomento, pubblicata nel 1897, Die infantile Cerebrallähmung, che compare nell’elenco inviato a Brun con il numero 30, l’ultimo della lista.
15 L’indicazione di Freud è decisamente grossolana. Anzitutto i due articoli ai numeri 24 e 25 comparvero su due riviste, rispettivamente la Revue neurologique e il Neurologisches Centralblatt; in secondo luogo, solo il primo dei due volumi (n. 22) ebbe come editore Moritz Perles, mentre il secondo (n. 23), fu pubblicato dall’editore, anch’esso viennese, Franz Deuticke.
16 Dissertationen nell’originale. La considerazione di Freud si spiega in quanto risposta alla domanda fatta da Brun già nella sua prima lettera ad Anna Freud e ribadita poi nella seconda.
17 Le virgolette non ci sono nella trascrizione della Library of Congress, ma il motivo è presto detto: nella scansione in loro possesso manca la parte più estrema del margine sinistro del recto, in cui Freud apre le virgolette (ben visibili nella scansione proposta da Christie’s). Rimangono dunque solo le virgolette di chiusura, che, essendo spaiate, risultano prive di senso e dunque non sono state riportate nella trascrizione.
18 “Weiss” nella trascrizione della Library of Congress. Qui e in altri passaggi, che non segnalerò, la scelta del trascrittore della Library of Cngress è stata quella di aggiornare la grafia secondo i cambiamenti avvenuti nel tempo. Io ho preferito lasciare quella propria del periodo di Freud.
19 “Ihnen”, maiuscolo nell’altra trascrizione, con produzione di un nonsenso.
20 Di lettura ambigua. Mi mantengo sulla versione di Library of Congress, “gewissenlos”, che ritengo più probabile. Tuttavia, l’originale parrebbe un “gewessenlos”, a metà strada, dunque, tra “gewissenlos” e “gemessenlos”.
21 La Library of Congress mette qui un punto e virgola.
22 Nella trascrizione della Library of Congress mancano le virgolette, presenti nell’originale.
23 Nella trascrizione della Library of Congress manca il trattino.
24 La trascrizione della Library of Congress pone qui una seconda virgola.