Propongo una nuova traduzione di un frammento1 della lettera che Sigmund Freud scrisse a Ludwig Binswanger il 20 febbraio 1913. Enuncia una “formula” per la gestione del controtransfert che va a modulare la consapevolezza della risposta affettiva da parte dell’analista.
Il problema del controtransfert, che Lei tocca, fa parte dei problemi tecnicamente più difficili della psicanalisi. Teoricamente ritengo che si possa risolvere con facilità. Ciò che si dà al paziente non deve mai essere un affetto non mediato, ma deve sempre essere concesso consciamente e poi, a seconda delle necessità, in modo più o meno conscio. In alcune circostanze molto, però mai dal proprio inconscio.
Ho ritenuto che questa fosse la formula. Ogni volta bisogna quindi riconoscere il proprio controtransfert e superarlo, solo allora si è liberi. Dare a qualcuno troppo poco perché lo si ama troppo è un’ingiustizia verso il malato e un errore tecnico. Tutto ciò non è facile e inoltre forse si deve anche essere più anziani.
Note
[1] S. Freud, L. Binswanger, Sigmund Freud – Ludwig Binswanger Briefwechsel 1908-1938, Fischer, Francoforte 1992, pp. 125-126.
Bibliografia
S. Freud, L. Binswanger, Sigmund Freud – Ludwig Binswanger Briefwechsel 1908-1938, Fischer, Francoforte 1992.
Riporto di seguito il testo originale del frammento:
Dies hielte ich für die Formel. Man muß also seine Gegenübertragung jedesmal erkennen und überwinden, dann erst ist man selbst frei. Jemandem zu wenig zu geben, weil man ihn zu sehr liebt, ist ein Unrecht an dem Kranken und ein technischer Fehler. Leicht ist das alles nicht, und vielleicht muß man dazu auch älter sein.
La difficoltà di dominare il controtransfert è che esso possiede componenti collettive, inerenti alla scuola freudiana, nei confronti delle quali la metapsicologia freudiana si dimostra incompetente.