Devo a Moreno Manghi la segnalazione di questo brano di Sándor Ferenczi tratto dal testo del 1927 Das Problem der Beendigung der Analysen, conosciuto in Italia come Il problema del termine dell’analisi. Manghi ha avuto due ottime intuizioni: che questo brano fosse molto più incisivo e fecondo di quanto non traspaia dalla traduzione italiana; che questo brano potesse portare luce sulla differente posizione che Sigmund Freud e Sándor Ferenczi attribuiscono all’analista nella cosiddetta “situazione analitica”.
Dopo averlo tradotto posso dire che è un brano straordinario e che quello che è rimasto nella traduzione pubblicata prima da Guaraldi e poi da Cortina è davvero troppo poco. Nelle note cerco di portare allo scoperto ciò che il lettore tedesco può trovare nel testo originale, vagliando le diverse scelte traduttive dei concetti più pregnanti.
Note
1 Unwahrheit oder Entstellung. Unwahrheit è propriamente “falsità”, ma traducendo in tal modo si perderebbe il riferimento alla verità, Wahrheit. Entstellung è il termine freudiano per “deformazione”. Considerando la predilezione del tedesco per i sostantivi e l’importanza del significante “verità”, ho trasposto questi due sostantivi in verbi.
2 Schlimmste. L’aggettivo schlimm ci riporta con la sua etimologia al concetto di “storto”. Diciamo ancora oggi “una giornata storta” per indicare una pessima giornata e la pedagogia nera ha l’obiettivo di “raddrizzare” i bambini. Il tedesco usa poi schlimm nell’espressione schlimme Zeiten che traduciamo con “tempi difficili” e questo ci porta direttamente all’espressione “bambino difficile”. La connotazione morale di schlimm apre poi a due possibilità: “cattivo” e “malvagio”. L’etimologia di “malvagio”, piuttosto incerta e molto dibattuta, si concentra comunque sull’arrecare del male, sull’essere pernicioso. L’etimologia di “cattivo” ci riporta invece allo stato d’animo del prigioniero, al suo abbrutimento che si trasforma in rabbia e ferocia. Associo questa lettura ad un passaggio di Thomas Bernhard in Estinzione. Uno sfacelo: “wie ein völlig frei aufgewachsenes Kind aus wohlhabendem und glücklichem Hause zu einem unterdrückten, geschlagenen und dadurch verschlagenen aus dem armen und ärmsten” che ho così ritradotto: “come un bambino cresciuto pienamente libero in una casa agiata e felice sta a un bambino oppresso, picchiato [geschlagenen] e perciò smaliziato [verschlagenen], cresciuto fra gente povera e poverissima”. L’espressione “bambino malvagio” sarebbe poi piuttosto forzata.
3 Selbstüberhebung. Le prime possibili traduzioni ci portano a “presunzione” e “arroganza”, ma c’è indubbiamente dell’altro. Il selbst si riferisce al sé; überheben è prima di tutto dispensare, esentare. Nella sua accezione più figurativa, con quell’über, Selbstüberhebung ci porta nell’ambito semantico della superbia o della tracotanza. L’etimologia di “tracotanza”, trans-co(g)itare, mette in evidenza un pensiero che varca il limite della misura, quasi non fosse più presente a se stesso, senza più contenimento verso l’affetto. L’etimologia di “superbia”, super-bus, ci porta più chiaramente allo “stare sopra” e quindi al sottrarsi, al dispensarsi ponendosi in una posizione di superiorità. Avendo ben presente il significante tedesco e dovendo scegliere fra “superbia” e “tracotanza”, credo che l’aspetto della posizione sia la dominante del passaggio di Ferenczi: il paziente mette l’analista in una posizione transferale e lo provoca fino a fargli assumere un atteggiamento di superbia. Se l’analista tiene la posizione, cioè se non diventa superbo, allora il paziente può beneficiare del transfert. Credo invece che il concetto di tracotanza colga la dominante del passaggio successivo in cui Ferenczi descrive l’atteggiamento del genitore che cede alle provocazioni del bambino e risponde con un affetto privo di contenimento.
4 Precisazione che mi è apparsa inizialmente peregrina, ma che segna il limite dell’ostinazione del paziente e del bambino. Il paziente provoca fino a quando l’analista mostra, con dei segni percepibili, di non riuscire più a tenere la posizione. Allo stesso modo il bambino provoca fino a quando il genitore non fa più argine all’affettività con il pensiero.
5 Irrtümer. Richiama l’Unwahrheit in apertura. In questo caso viene affermato qualcosa di falso ma senza averne consapevolezza. L’errore può nascere da informazioni false o da indebite conclusioni logiche.
6 Unbedachtsamkeiten. Nel cuore di questa parola c’è la mancanza di pensiero, denken. Facendo riferimento a una delle virtù cardinali, la prudenza (Klugheit), si potrebbe tradurre con “imprudenze”.
7 Unverständige. È possibile anche la traduzione con “dissennato” o “fuori di senno”, ma è preferibile riservarla a unsinnig e tenere qui il riferimento alla “ragione”, Verstand.
8 Schlimmheiten. Richiama l’aggettivo schlimm (cattivo) all’inizio del brano.
9 Affektivität. Il riferimento primario per questo concetto non può che essere Eugen Bleuler. In ambito psicoanalitico Sigmund Freud arriva a identificare l’affettività con la vita pulsionale e con la vita emotiva, distinguendola talvolta dalla motilità.
10 Standhalten. Preferisco tradurre letteralmente i due termini Stand e halten che compongono il verbo standhalten perché qui si tratta proprio di non arretrare e di non cambiare posizione annullando il transfert.
11 Generalangriff. Termine tratto dalla strategia militare. Con questa metafora Ferenczi afferma che il paziente usa tutte le proprie energie contro l’analista. Un attacco generale non è sempre anche un attacco a tutto campo. Nella metafora un attacco a tutto campo implicherebbe che il paziente attacchi l’analista su ogni tema e in ogni occasione.
12 Beendigte. Ritengo molto più opportuno tradurre con “conclusa”, così come tradurrei il titolo del testo da cui questo brano è tratto con “Il problema della conclusione dell’analisi”. “Compiuta” dovrebbe invece essere più propriamente usata per un termine come vollendet.

Riporto qui di seguito il testo originale
Questa la traduzione del brano pubblicata da Guaraldi e da Cortina:
Bibliografia
S. Ferenczi, Das Problem der Beendigung der Analysen, in Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse, n. 14(1) (1928), pp. 1-10.
Id., Il problema del termine dell’analisi, in Fondamenti di psicoanalisi, 3 voll., vol. III, Guaraldi, Rimini 1974, pp. 293-303.
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