Prima definizione freudiana di controtransfert

Propongo una nuova traduzione di un brano1 dalla conferenza che Sigmund Freud tenne il 30 marzo 1910 al Secondo Congresso Internazionale di Psicanalisi di Norimberga. Definisce qui per la prima volta il concetto di controtransfert e ne tratteggia un carattere critico e decisivo.

Altre innovazioni della tecnica riguardano la persona del medico stesso. Ci siamo accorti del “controtransfert”, che si presenta nel medico attraverso l’influenza del paziente sui sentimenti inconsci del medico, e non siamo lontani dall’avanzare la pretesa che il medico debba riconoscere in sé questo controtransfert e padroneggiarlo.

Da quando un numero maggiore di persone esercitano la psicanalisi e si scambiano le loro esperienze, abbiamo notato che ciascun analista può giungere solo fin dove glielo permettono i propri complessi e le proprie resistenze interne e richiediamo quindi che egli inizi la sua attività con un’autoanalisi e che la approfondisca continuamente, mentre fa le proprie esperienze sui malati. Chi non riesca a fare nulla in tale autoanalisi dovrebbe senz’altro negarsi l’autorizzazione a trattare analiticamente i malati.
 

Note

1 S. Freud, Die zukünftigen Chancen der psychoanalytischen Therapie (1910), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. VIII, Imago, Londra 1943, p. 108.
 

Bibliografia

S. Freud, Die zukünftigen Chancen der psychoanalytischen Therapie (1910), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. VIII, Imago, Londra 1943, pp. 103-115.

 

Dettaglio dalla locandina del film 'Stalker' (1979)
Dettaglio dalla locandina del film ‘Stalker’ (1979)

 

Di seguito il testo in tedesco:

Andere Neuerungen der Technik betreffen die Person des Arztes selbst. Wir sind auf die »Gegenübertragung« aufmerksam geworden, die sich beim Arzt durch den Einfluß des Patienten auf das unbewußte Fühlen des Arztes einstellt, und sind nicht weit davon, die Forderung zu erheben, daß der Arzt diese Gegenübertragung in sich erkennen und bewältigen müsse. Wir haben, seitdem eine größere Anzahl von Personen die Psychoanalyse üben und ihre Erfahrungen untereinander austauschen, bemerkt, daß jeder Psychoanalytiker nur so weit kommt, als seine eigenen Komplexe und inneren Widerstände es gestatten, und verlangen daher, daß er seine Tätigkeit mit einer Selbstanalyse beginne und diese, während er seine Erfahrungen an Kranken macht, fortlaufend vertiefe. Wer in einer solchen Selbstanalyse nichts zustande bringt, mag sich die Fähigkeit, Kranke analytisch zu behandeln, ohne weiteres absprechen.

 

Di Davide Radice

Consulente strategico, psicanalista e appassionato traduttore di Freud.

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