Angoscia di morte, melanconia e Io inerme

Propongo una traduzione di un breve passaggio di S. Freud nella parte finale de L’Io e l’Es che spiega l’angoscia di morte della melanconia con il rapporto fra Io e Super-Io. Questa angoscia mostra l’altro lato della Hilflosigkeit, lo stato originario di radicale impotenza del bambino, abbandonato al bisogno e al dolore, che necessita dunque del soccorso dell’altro. Se nel Progetto di una psicologia Freud afferma che questo stato è “la fonte originaria di tutte le motivazioni morali”, nel Compendio di psicanalisi mostra come il prezzo della sicurezza fornita dalle cure parentali sia “l’angoscia della perdita d’amore”. Il passaggio che segue mostra il ritorno dell’Io alla Hilflosigkeit come effetto dell’attualizzazione della perdita d’amore da parte del Super-Io, l’istanza morale che prende il posto delle istanze protettrici parentali.

Sopravvissuti allo Tsunami
Il terremoto e maremoto di Sendai e Tōhoku del 2011
L’angoscia di morte propria della melanconia si presta a un’unica spiegazione: l’Io si rassegna perché si sente odiato e perseguitato dal Super-Io, invece che amato. Per l’Io vivere è sinonimo dell’essere amato, di essere amato dal Super-Io, che anche qui compare come rappresentante dell’Es. Il Super-Io rappresenta la stessa funzione protettrice e salvatrice, come prima il padre e in seguito la provvidenza o il destino. L’Io deve però giungere alla stessa conclusione anche quando si trova in un pericolo reale troppo grande, pericolo che non ritiene di poter superare con le proprie forze. Si vede abbandonato da tutte le potenze protettrici e si lascia morire.

A seguire il testo originale di S. Freud.

Die Todesangst der Melancholie läßt nur die eine Erklärung zu, daß das Ich sich aufgibt, weil es sich vom Über-Ich gehaßt und verfolgt anstatt geliebt fühlt. Leben ist also für das Ich gleichbedeutend mit Geliebtwerden, vom Über-Ich geliebt werden, das auch hier als Vertreter des Es auftritt. Das Über-Ich vertritt dieselbe schützende und rettende Funktion wie früher der Vater, später die Vorsehung oder das Schicksal. Denselben Schluß muß das Ich aber auch ziehen, wenn es sich in einer übergroßen realen Gefahr befindet, die es aus eigenen Kräften nicht glaubt überwinden zu können. Es sieht sich von allen schützenden Mächten verlassen und läßt sich sterben.

“Sich aufgeben” è nell’ambito del rassegnarsi e dell’arrendersi. Ha un calco preciso nell’inglese con “to give oneself up”;
“gleichbedeutend” significa letteralmente “avere lo stesso significato”, in una parola, “sinonimo”;
centrali in questo passaggio sono i verbi “vertreten”, rappresentare, e “auftreten”, comparire. “Auftreten” significa anche “entrare in scena”, quasi a evidenziare come nella seconda topica la psiche sia il palco di un teatro dove le istanze psichiche, personalissime, articolano il loro rapporto come una rappresentazione (“Darstellung”);
“übergroß” significa letteralmente “stragrande” dove l’accento è sull’eccesso, sull’andare oltre un certo limite.

Propongo alcune traduzioni che ho consultato e per ciascuna annoto alcune valutazioni critiche.

Samuel Jankélévitch per Payot (1923)

L’angoisse de mort qui accompagne la mélancolie ne se prête qu’à une seule explication : le Moi se sacrifie, parce qu’il se sent haï et persécuté, au lieu d’être aimé, par le Sur-Moi. C’est ainsi que, pour le Moi, vivre équivaut à être aimé par le Sur-Moi qui, ici encore, représente le Ça. Le Sur-Moi remplit la même fonction de protection et de salut que le père, la providence ou, plus tard, le sort. Mais la même attitude s’impose au Moi, lorsqu’il se trouve dans un danger réel particulièrement grave, auquel il ne croit pas pouvoir parer par ses propres moyens. Il se voit alors abandonné par toutes les puissances protectrices et se laisse mourir.

Viene aggiunto “qui accompagne”;
“se sacrifie” introduce il concetto di sacrificio che in Freud è assente;
viene eliminato l’essere amato prima della specificazione “essere amato dal Super-Io”;
“remplir” annulla il significato di “rappresenta” che richiama il precedente “rappresentante”;
viene ignorato il “come prima” riferito alla funzione protettiva esercitata dal padre;
il pericolo da “troppo” o “eccessivamente” “grande” diventa “particolarmente grave”;
le “forze” diventano “mezzi”.

Luis López Ballesteros y de Torres per Biblioteca Nueva (1924)

El miedo a la muerte, que surge en la melancolía, se explica únicamente, suponiendo que el Yo se abandona a si mismo, porque en lugar de ser amado por el Super-Yo, se siente perseguido y odiado por él. Vivir equivale para el Yo a ser amado por el Super-Yo, que aparece aquí también como representante del Ello. El Super-Yo ejerce la misma función protectora y salvadora que antes el padre y luego la providencia o el destino. Esta misma conclusión es deducida por el Yo cuando se ve amenazado por un grave peligro, del que no cree poder salvarse con sus propios medios. Se ve abandonado por todos los poderes protectores y se deja morir.

Viene tradotto “surge en la” invece del genitivo;
“se abandona a si mismo” è un errore determinato dal non aver ben inteso il “sich aufgeben” e averne moltiplicato il valore riflessivo per cercare di tenere il concetto di abbandono;
“ejerce” annulla il significato di “rappresenta” che richiama il precedente “rappresentante”;
viene aggiunto il concetto di deduzione;
viene aggiunto il concetto di minaccia;
invece di “superare” il pericolo, “salvarse” dal pericolo;
invece di “forze”, “medios”, ovvero “mezzi”.

James Strachey per Hogarth Press (1961)

The fear of death in melancholia only admits of one explanation: that the ego gives itself up because it feels itself hated and persecuted by the super-ego, instead of loved. To the ego, therefore, living means the same as being loved – being loved by the super-ego, which here again appears as the representative of the id. The super-ego fulfils the same function of protecting and saving that was fulfilled in earlier days by the father and later by Providence or Destiny. But, when the ego finds itself in an excessive real danger which it believes itself unable to overcome by its own strength, it is bound to draw the same conclusion. It sees itself deserted by all protecting forces and lets itself die.

Ingiustificabile l’uso dei pronomi personali latini visto che Freud ha dichiarato più volte e con decisione la sua assoluta preferenza per l’uso dei pronomi personali tedeschi;
“fulfils” annulla il significato di “rappresenta” che richiama il precedente “rappresentante”.

José Luis Etcheverry per Amorrortu (1979)

La angustia de muerte de la melancolía admite una sola explicación, a saber, que el yo se resigna a sí mismo porque se siente odiado y perseguido por el superyó, en vez de sentirse amado. En efecto, vivir tiene para el yo el mismo significado que ser amado: que ser amado por el superyó, que también en esto se presenta como subrogado del ello. El superyó subroga la misma función protectora y salvadora que al comienzo recayó sobre el padre, y después sobre la Providencia o el Destino. Ahora bien, el yo no puede menos que extraer la misma conclusión cuando se encuentra en un peligro objetivo desmedidamente grande, que no cree poder vencer con sus propias fuerzas. Se ve abandonado por todos los poderes protectores, y se deja morir.

“subroga” annulla il significato di “rappresenta” che richiama il precedente “rappresentante”;
“prima” diventa “al comienzo”, ovvero “all’inizio”;
“reale” diventa “objetivo”, ovvero “oggettivo”.

Cesare Musatti per Boringhieri (1979)

L’angoscia di morte, nella melanconia, ammette soltanto una spiegazione: l’Io rinuncia a sé stesso, giacché, invece che amato, si sente odiato e perseguitato dal Super-io. Vivere equivale dunque per l’Io a essere amato, a essere amato dal Super-io, che anche qui compare in veste di rappresentante dell’Es. Il Super-io svolge la stessa funzione protettiva e salvatrice anticamente svolta dal padre e in seguito dalla Provvidenza o dal Destino. Tuttavia l’Io è costretto a giungere alla stessa conclusione quando si trova in un pericolo reale di enormi proporzioni, pericolo che non ritiene di poter superare con i propri mezzi. Si sente abbandonato da ogni forza protettiva e si lascia morire.

“Rinuncia a se stesso” è un errore determinato dal non aver ben inteso il “sich aufgeben” e dall’aver cercato di tenere in una certa misura il carattere riflessivo;
“svolge” annulla il significato di “rappresenta” che richiama il precedente “rappresentante”;
“prima” diventa “anticamente”;
viene soppresso “anche”;
viene aggiunto il termine “proporzioni”;
“forze” diventa “mezzi”;
“vedersi” diventa “sentirsi”;
“potenze” diventa “forze”.

Irene Castiglia per Newton Compton (2010)

Nella melanconia l’angoscia di morte ammette solo una spiegazione: l’Io rinuncia a se stesso poiché si sente odiato e perseguitato dal Super-io e vorrebbe invece essere amato. La vita dunque per l’Io è equivalente all’essere amato, essere amato dal Super-io che, anche qui, si presenta come rappresentante dell’Es. Il Super-io rappresenta la stessa funzione protettiva e salvatrice svolta, in passato, dal padre, in seguito, dalla provvidenza o dal destino. Alla stessa conclusione deve giungere anche l’Io quando si trova in un pericolo reale immenso che non crede di poter superare con le proprie forze. Si vede abbandonato da tutte le forze protettive e si lascia morire.

Errore analogo a quello di C. Musatti sul “rinuncia a se stesso”;
viene aggiunto “vorrebbe” laddove Freud è assolutamente asciutto con “invece che amato”;
“anche” non può affatto riferirsi all’Io, già citato in precedenza. Si riferisce invece alla situazione di pericolo reale;
viene introdotta una finta simmetria fra “Kräfte” (“forze”) e “Mächte” (“potenze”).

 

Bibliografia

S. Freud, Das Ich und Das Es, in Sigmund Freud Gesammelte Werke, 17 voll., vol. XIII, Imago, Londra 1940, pp. 235-289.

S. Freud, Le Moi et le Ça, Payot, Parigi 1923.

S. Freud, El yo y el ello, in Obras Completas de Sigmund Freud, 17 voll., vol. IX, Biblioteca Nueva, Madrid 1924, pp. 237-96.

S. Freud, The Ego and the Id, in The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, 24 voll., vol. XIX, Hogarth Press, Londra, pp. 1-66.

S. Freud, El yo y el ello, in Sigmund Freud Obras Completas, 24 voll., vol. XIX, Amorrortu, Buenos Aires 1979, pp. 1-66.

S. Freud, L’Io e l’Es, in Opere di Sigmund Freud, 12 voll., vol. 9, Boringhieri, Torino 1977, pp. 469-520.

S. Freud, L’Io e l’Es, in L’Io e l’Es. Inibizione, sintomo e angoscia, Newton Compton, Roma 2010.

 

Di Davide Radice

Consulente strategico, psicanalista e appassionato traduttore di Freud.

2 commenti

  1. “Sich aufgeben” = “darsi per spacciato.
    Non dimentichiamo che Freud è un medico e pesca regolarmente nel lessico medico. “Einen Kranken augeben” significa “dare un malato per spacciato”, cioè abbandonarlo al suo destino.

    1. Ottima precisazione. Dice che la medicina è stata una lunga e faticosa deviazione, in realtà ne è imbevuto fino all’osso e appunto, complice un’arteria che passa da un osso, stava riuscendo a farsi uccidere da un medico a 67 anni, l’età a cui da tempo credeva di dover morire. Un piccolo sintomo. 😉

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