Theodor Reik sulla ricezione di Freud negli USA

Propongo la traduzione di un breve testo che Theodor Reik scrisse a metà del 1950 come introduzione a un piccolo dizionario di psicanalisi curato da Nandor Fodor e Frank Gaynor e costituito da una collezione di citazioni freudiane tradotte in inglese.

Pochi anni prima dell’uscita dei primi volumi della Standard Edition, la traduzione del corpus freudiano a opera di James Strachey, questo breve scritto mette in evidenza l’incapacità di traduttori e studiosi di lingua inglese di aver cura dei testi freudiani e anticipa quella feroce quanto tardiva critica che Bruno Bettelheim formulerà negli anni ’80 alla traduzione di Strachey.

FREUD: DIZIONARIO DI PSICANALISI

PREFAZIONE

Sono passati appena undici anni dalla morte di Freud a Londra. Quando ora mi capita di vedere presentata la sua opera in libri e articoli, spesso mi torna in mente una breve storia che ascoltai da ragazzo a Vienna. Era morto il padre di un contadino e il figlio, un Peter Simpleton1 austriaco, voleva avere un quadro del caro defunto. Il ragazzo camminò fino a Vienna, trovò un pittore famoso e descrisse all’artista le fattezze del padre, fornendo precisi dettagli sulla forma della faccia, il colore dei capelli, degli occhi, ecc. Il pittore promise di fare il quadro. Quando l’ingenuo ragazzo ritornò allo studio, poche settimane dopo, scoppiò in lacrime davanti al ritratto finito: “Povero padre, quanto sei cambiato in così poco tempo!” Leggere molti libri e articoli di riviste di questi ultimi anni, che fingono di dare un’immagine corretta delle idee e degli insegnamenti di Freud, ci sbalordisce, noi che abbiamo conosciuto questo grande uomo: quanto è cambiato il suo pensiero in così poco tempo!

Per fortuna abbiamo la possibilità di studiare la sua opera con l’originale. Per rimanere nella similitudine, in quei tredici volumi che compongono i suoi scritti egli ci ha lasciato un magnifico autoritratto.

La discussione fra medici e profani (molti del primo gruppo appartengono anche al secondo)2 aumenta piuttosto che diminuire. Naturalmente chiunque abbia studiato psicanalisi ha il diritto di criticare le opinioni di Freud. Nessuno ha il diritto di distorcerle o travisarle. Dovrebbe esserci una legge!3

Questo libro aiuterà a correggere i copiosi fraintendimenti e gli equivoci diffusi fra le persone intelligenti che si interessano alla psicanalisi. Presentando le idee di Freud nella forma di citazioni della sua opera, i curatori4 hanno fornito un tipo di dizionario che può assicurare allo studente che abbia dei dubbi un’informazione autentica sui temi più importanti della psicanalisi. Tale dizionario, naturalmente, non va usato come un manuale di psicanalisi. Può essere piuttosto usato per correggere molti manuali già stampati.

Al giorno d’oggi è diventata consuetudine che la prefazione di un libro lo debba elogiare con termini radiosi, annunciando la sua pubblicazione con le fanfare. (Una di quelle usanze che è più decente far cessare che continuare a praticare.)5 Mi sembra che sia sufficiente raccomandare il suo valore al lettore intelligente. I curatori di questo libro sanno, ne sono sicuro, che esso è imperfetto come ogni altra impresa scientifica di questo tipo. Sono disposti, no, di più, sono bramosi di estenderlo e di correggerlo, di colmarne le lacune nelle prossime edizioni che si renderanno necessarie per i meriti che gli studiosi di psicanalisi presto riconosceranno a un lavoro di questo tipo.

La mitologia greca racconta la storia della stalla di Augia, dove erano tenuti tremila buoi e che non veniva pulita da trent’anni. Gli equivoci e le distorsioni, le falsificazioni e i travisamenti cui fu soggetta la psicanalisi e la sua divulgazione minacciano di trasformare la magnifica casa che Freud ha costruito in una stalla simile a quella di Re Augia. Anch’essa non è stata pulita per trent’anni e allo stesso modo, in questo tempo, è frequentata da più di 3000 buoi. Pulirla è un compito tale che, al confronto, quello di Ercole è stato un lavoro facile. I curatori di questo libro hanno tentato di scopare almeno un angolo di questa grande sala. Il loro sforzo merita un sincero riconoscimento.

Theodor Reik.
New York, 19 giugno 1950.

Theodor Reik
Theodor Reik

 

Note

1 Peter Simpleton è un personaggio del folklore inglese. La parola “simpleton” significa “ingenuo”, “sempliciotto”.

2 In questa contrapposizione fra “physicians” e “laymen” troviamo la classica contrapposizione fra medici e laici. Ovviamente Reik assume le conclusioni dell’opera di Freud La questione dell’analisi laica (1926), dove ha proposto di superare la contrapposizione “medici” / “profani”, i primi autorizzati a esercitare la psicanalisi e i secondi esclusi, sostenendo invece che la psicanalisi è laica per definizione, essendo una “nuova scienza”.

3 Appena accennata la “questione laica”, con tutta la sua dimensione di paternalismo e messa sotto tutela della scienza analitica, questo passaggio segna un vertice di ironia.

4 Nandor Fodor e Frank Gaynor.

5 Citazione da Shakespeare, Amleto, Atto I, Scena IV, vv. 643-644: “It is a custom / More honour’d in the breach than the observance”.

 

Bibliografia

B. Bettelheim, Freud and man’s soul (1982), trad. it. B. Bettelheim, Freud e l’anima dell’uomo, Feltrinelli, Milano 1983.

N. Fodor, F. Gaynor, Freud: Dictionary of Psychoanalysis, The Philosophical Library, New York, 1950.

S. Freud, Die Frage der Laienanalyse (1926), trad. it. S. Freud, La questione dell’analisi laica, Mimesis, Udine 2012.

J. Reevs (a cura di), Fairy Tales from England, Oxford University Press, Oxford 1954, pp. 82-90.

Herakles’ Fifth Labor - The Stables of Augeas (Olympia Metopes, Olympia Archaeological Museum)
Herakles’ Fifth Labor – The Stables of Augeas (Olympia Metopes, Olympia Archaeological Museum – Foto by Egisto Sani)

Di seguito il testo originale:

FREUD: DICTIONARY OF PSYCHOANALYSIS

PREFACE

It is scarcely eleven years since Freud died in London. When I now read presentations of his work in books and articles, I am often reminded of a little story I heard as a boy in Vienna. The father of a peasant had died and the son, an Austrian Peter Simpleton, wished to possess a picture of the dear deceased man. The boy wandered to Vienna, found a wellknown painter and described to the artist what the father looked like, giving full details of the shape of the face, the colors of hair and eyes a.s.o. The painter promised to deliver the picture. When the naive boy returned to the studio after a few weeks, he broke into sobs before the finished portrait and cried: “Poor father, how much you have changed in such a short time!” Reading many books and magazine articles of those last years that pretend to give a correct picture of Freud’s ideas and teachings amazes us, who have known the great man: how much his thoughts have changed in such a short time!

Fortunately we have the possibility to study his work in the original. To remain within the simile, he has left us a magnificent self-portrait in those thirteen volumes of his writings.

The discussion about psychoanalysis among physicians and laymen (many of the first group belong also to the second) is rather increasing than diminishing. Everybody who has studied psychoanalysis thoroughly has, of course, the right to criticize the opinions of Freud. Nobody has the right to distort and misrepresent them. There ought to be a law!

This book will help to correct the abundant misunderstandings and misconceptions among the intelligent people interested in psychoanalysis. Presenting Freud’s ideas in quotations from his own work, the editors have given a kind of dictionary which can secure authentic information on the most important topics of psychoanalysis to the student who is in doubt. Such a dictionary is, of course, not to be used as a textbook of
psychoanalysis. It can rather be used to correct many textbooks, now printed.

It has become customary nowadays that the preface of a book should praise it in glowing terms, announce its publication with fanfare. (It is a custom more honour’d in the breach than the observance.) It is, it seems to me, sufficient to recommend its value to the intelligent reader. The editors of this book know, I am sure, that it is as imperfect as other scientific endeavors of this kind. They are willing, no, more than this, they are eager to augment and correct it, to fill gaps in later editions which will become necessary because the merits of such a work will soon be recognized by the students of psychoanalysis.

Greek mythology tells the story of the Augean stable wherein three thousand oxen were kept and which remained uncleaned for thirty years. The misconceptions and distortions, the falsifications and misrepresentations to which psychoanalysis was subjected in its popularization threaten to transform the magnificent house that Freud built into a stable similar to that of King Augeas. It too was not cleaned for thirty years and was, alas, frequented by more than 3000 oxen in this time. To clean it is a task compared with which Hercules had an easy job. The editors of this book have attempted to sweep at least a corner of this wide hall. Their endeavor is worthy of sincere acknowledgment.

Theodor Reik.
New York, June 19, 1950.

 

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Di Davide Radice

Consulente strategico, psicanalista e appassionato traduttore di Freud.

2 commenti

  1. Reik operava in clima comportamentista. Conosceva solo le deformazioni del pensiero di Freud. Non conosceva ancora il superamento di Freud, di cui si vanta il recente cognitivismo chomskiano. Un aggiornamento si trova nell’ultimo numero di marzo di “Le scienze”, sotto il titolo “La nostra mente inconscia”, autore John A. Barghs, psicologo della Yale University. A posteriori bisogna riconoscere che Freud aveva visto giusto. Con la scusa di salvaguardare la professionalità medica dello psicanalista, la cultura americana ha chiuso le porte all’inconscio. Negli USA non esiste l’inconscio, non esiste la rimozione originaria, l’Edipo è antiquato. Tutto si riduce al conscio, che può essere più o meno consapevole; tutto dipende da pensieri rapidi o lenti alla Kahneman, lo psicologo con un premio Nobel per l’economia. La mente americana non è divisa secondo le topiche freudiane. La Ichspaltung è appannaggio della mente europea; il Nuovo Mondo vieta l’accesso all’Io diviso. Lo blocca, come i nostri immigrati di un secolo fa, a Long Island.

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